Sono passati 68 anni dalla fondazione della federazione europea del baseball che, nel 1953, scelse il principe Steno Borghese, all’epoca anche massimo dirigente della Federazione italiana palla base. Risale all’anno successivo, al 1954, l’esordio del campionato europeo che nel prossimo settembre consumerà la trentaseiesima edizione sui diamanti piemontesi di Torino, Avigliana e Settimo Torinese.

Furono in quattro le nazionali che parteciparono al primo torneo continentale della storia, Belgio, Germania, Italia e Spagna, che s’affrontarono ad Anversa in un fine settimana. L’Italia, guidata dall’allenatore-giocatore Mc Garity, tecnico del Nettuno, sconfigge il Belgio per 6-1 il Belgio ed ebbe ragione della Spagna nella finalissima (7-4), con una buona partenza, 6-0 al 4°, e grazie a Giulio Glorioso.

L’anno successivo, a Barcellona, con l’ingresso della Francia, si disputò un gironcino, che si chiuse con il successo (l’unico della storia) della Spagna con gli azzurri di Rossomando appena quarti. 

Nel 1956 l’affiliazione dell’Olanda alla federazione cambiò il corso della storia: i rappresentanti dei Paesi Bassi fecero centro al primo colpo lasciandosi alle spalle Belgio e Italia. Fu comunque un’edizione storica: la Rai trasmise in diretta la gara tra Italia e Germania, con il commento del telecronista Mario Poltronieri. Il lanciatore di punta Giulio Glorioso perse sia con l’Olanda che con il Belgio (3-2 al 10°) . Bronzo azzurro anche a Mannheim nel 1957 a causa delle sconfitte con gli orange, che chiusero imbattuti, e con la Germania dei fratelli Helmig. Glorioso finì con tre vittorie nel 1958 ad Amsterdam ma il pitcher Rimini si dovette arrendere (5-2) nella prima finale della storia tra le squadre che hanno poi dominato l’Europa del baseball.

Nel 1960, a Barcellona, arrivò un altro argento per l’Italia che, nella gara decisiva con l’Olanda s’arrese (1-0) a causa di un errore del terza base Carlo Luzi, dopo che gli azzurri avevano battuto di più (4 a 2), con Glorioso arrivato 11 strike out.

Con l’ex Europhon Milano Gigi Cameroni sulla panchina azzurra l’Italia nel 1961 ad Amsterdam, dopo aver vinto le due eliminatorie, perse il scontro diretto con l’Olanda. Un secondo posto dietro agli olandesi fu conquistato anche nel 1964 (sponsor del torneo la Coca Cola) a Milano e a Madrid nel 1965, dove la nostra rappresentativa si presentò con appena quattro lanciatori e rimediò un sonoro 16-1 dai campioni.

Dopo aver saltato per protesta l’edizione 1967 di Anversa, l’Italia mise al collo l’ennesimo argento nel 1969, con Chet Morgan, un allenatore che ha lasciato un segno nel movimento. Il 1971, con l’innesto del primo oriundo, il lanciatore Giuseppe Campisi, l’Italia s’arrese alla bella per 1-0, dopo aver risposto al primo successo oranje con la bella vittoria di Giacomo Bertoni. Nel 1973 l’italbaseball ottenne l’ottavo argento consecutivo. 

Il digiuno si arrestò nel 1975, sotto la presidenza del vulcanico Bruno Beneck, con il trionfo di Barcellona: la serie si decise la quarta gara di finale con un successo dei nostri ragazzi contro un’Olanda priva di Urbanus. Iniziò così un ciclo vincente che proseguì nel 1977 ad Haarlem (in gara4 Romano e Landucci chiusero senza concedere valide) e nel 1979 nella prima vittoria in casa, sui diamanti di Trieste e Ronchi dei Legionari. 

L’Italia dell’era “italo-americana” (Romano, Miele, Colabello, Landucci, Orrizzi, Guzman) lasciò il trono nel 1981: David Farina trascinò gli azzurri al successo nella fase eliminatoria, ma la serie finale si chiuse con un netto 3-0.

Lo stadio Jannella di Grosseto, con dodicimila tifosi sugli spalti nelle gare conclusive, vide sventolare nuovamente il tricolore: a regalare il quinto titolo europeo fu un fuoricampo di Roberto Bianchi al 10° inning di gara3 (3-2 il finale).

Nel 1985 iniziò un nuovo corso per il nostro movimento, non solo per l’elezione a presidente del “Duca di Parma” Aldo Notari. Silvano Ambrosioni, che rimase alla guida della nazionale dal 1985 al 2000, mise in campo un roster fatto di soli giocatori di scuola italiana, molti dei quali all’esordio. L’avventura di Haarlem si chiuse con cinque sconfitte contro l’Olanda, comprese le tre in finale, ma Ceccaroli, Fochi, Trinci, Messori, Bagialemani, Poma, Costa, Carelli, Mazzieri gettarono le basi per il futuro. Nel 1987 a Barcellona l’Italia perse la serie con l’Olanda per 3-2 (con un 16-1 in gara5), dopo aver rimontato dallo 0-2 al 2-2, ma nel 1989 arrivò il trionfo di Parigi, con la vittoria nella gara decisiva per 7-5.  Due anni dopo, in un torneo itinerante tra Nettuno, Roma, Caserta e Montefiascone, con nove nettunesi nell’organico gli azzurri spazzarono via gli olandesi: 39-9 il computo dei punti nella finale finita 3-0 con premi per Trinci (Mvp), Fochi (mb), Bianchi (hr) e Gambuti (pbc). A Stoccolma (successo per 4-0) e ad Haarlem (Italia avanti, prima di tre vittorie dei Paesi Bassi)  gli azzurri s’accontentarono di sistemarsi nel secondo gradino del podio, ma vinsero (4-2) nel 1997 a Parigi nella prima edizione con la finale secca grazie alla grande prova di Massimiliano Masin.

L’edizione emiliana del 1999 valse anche come qualificazione olimpica e Silvano Ambrosioni pensò più al pass per Sydney 2000 che al titolo, schierando l’asso Tom Urbani nella semifinale con la Francia. In finale shutout olandese (3-0) grazie ad Eenhorn e Faneyte.

Nei suoi otto mesi di presidenza Fibs Everardo Della Noce ebbe tra gli impegni anche gli Europei di Bonn e Colonia 2001. Dopo 33 anni di finali con l’Olanda (un quotidiano olandese defini le due nazionali inseparabili come Minnie e Topolino) e 44 anni dopo la disfatta di Mannheim, la nostra nazionale, affidata a Beppe Massellucci, Mauro Mazzotti, Jim e Gary Davenport, si dovette accontentare di un bronzo, nonostante un line-up infinito con Gambuti, Sheldon, Liverziani, Frignani, Casolari, Ramos Gizzi e Casolari, che però fu  annullato da un ex giavellottista russo Makhmoutov, che con l’aiuto di Koeneev firmò uno storico 3-0. Il 7-0 sulla Francia salvò la spedizione nella finalina.

Non iniziò bene nemmeno l’era Riccardo Fraccari, che affidò la squadra a Giampiero Faraone: l’Italia chiuse quarta (non qualificandosi per il Mondiale 2005) per aver perso con la Grecia e con la Svezia, che presentò sul monte il 41enne Hoglund.

Nel 2005 gli azzurri tornarono in finale con l’Olanda, alla quale bastarono sette riprese per vincere la finalissima (15-0).  Nel 2007 a Barcellona fu toccato dalla rappresentativa azzurra il punto più basso a livello di campionati europei: a causa dei ko con Francia e Spagna la squadra di Faraone finì quarta nel girone eliminatorio e quindi fuori dal Super round finale. Il 7-2 contro la Repubblica Ceca nella finale per settimo posto non servì a mitigare la delusione. Il presidente Riccardo Fraccari cambiò subito direzione, mettendosi nelle mani del grossetano Marco Mazzieri, che aveva trionfato con la juniores. L’inno di Mameli tornò a risuonare all’Europeo, dopo tredici anni e cinque successi olandesi,  nel 2010 a Stoccarda, grazie a due splendide vittorie contro l’Olanda (4-3 nei playoff e 8-4 in finale) con Mazzanti Mvp e miglior fuoricampista e Ramos Gizzi autore di 10pbc. Nel 2012 a Hoofddorp arrivò il bis (8-3 in finale). Una vittoria bellissima, arrivata dopo trentacinque anni nella terra dei tulipani, per giunta contro i campioni mondiali 2011. 

Cinque fuoricampo nella gara conclusiva (quattro subiti dal partente Colla) rovinarono il grande Europeo del 2014. Fu il torneo di Alex Liddi, che pur arrivando a torneo iniziato, firmò quattro fuoricampo (tre contro la Gran Bretagna) e 13 pbc.

Nel 2016 a Hoofdoorp la squadra di Mazzieri finì terza, dopo essere stata messa al tappeto dalla Spagna ed aver perso al tie-break con l’Olanda.

Esaurita l’esperienza Mazzieri, durata dieci splendidi anni, il neopresidente della Fibs Andrea Marcon scelse di affidare la nazionale a Gilberto Gerali. Nel 2019 sui diamanti di Bonn e Solingen l’Italia torna a duellare con l’Olanda ma non bastano campioni del calibro di Mazzanti, Colabello, Mineo e Andreoli per togliere lo scettro ai tradizionali rivali, che hanno festeggiato il titolo numero 23. La finale si dedice nel quarto inning, a causa di due fuoricampo del Regno dei Paesi Bassi contro il partente Luis Lugo.

Toccherà adesso a Mike Piazza, leggenda del baseball americano e hall-of-famer della Major League Baseball, cercare di riportare l’Italia nel tetto d’Europa in un torneo continentale continentale che promette emozioni per gli appassionati.

LA VISITA DI MIKE PIAZZA ALLA FONDAZIONE PIEMONTESE PER LA RICERCA SUL CANCRO DI CANDIOLO 

Nella foto Mario Chiarini alza il defender dopo il trionfo all’Europeo 2012 (foto Ezio Ratti)