Le parole del DS Martone
Stavo aspettando l’ultimo ricorso della Casertana. C’era già una promessa con De Sarlo, in caso di operazione concluse, di far parte di questa avventura. Fino a quando ero tesserato con la Casertana non ho parlato con nessun giocatore. Mi sono limitato ad ascoltare e sentire le vicende dell’Imolese. Ma era ancora in essere il Presidente Spagnoli che mi aggiornava sulla situazione che cominciavo a capire.
Ho trovato una bella società e va ringraziata la famiglia Spagnoli che ha costruito un qualche cosa di importante. Quando sono arrivato qui mi ha convinto soprattutto il centro sportivo, tra i primi dieci in Italia. Loro hanno gestito bene la società. Io ho sempre detto a De Sarlo che sarei sempre stato a disposizione e qui a Imola ho trovato una società ben strutturata con professionisti all’interno. Infatti, sono arrivato da solo portando Panfili, il direttore scouting, una decina di giorni fa mentre tutti i dipendenti della vecchia Imolese sono rimasti perché professionisti e competenti. Cercherò di continuare il lavoro portato avanti da Spagnoli investendo sui giovani perché qui ce n’è la possibilità.
La squadra è completa tra il 70 e l’80%. Mancano alcune uscite per poter far entrare qualche over. Mi sono dato l’obiettivo di comporre la rosa con 24 giocatori e per farlo mi manca ancora qualche over e qualche valorizzato. La trattativa per Bellomi? Da parte nostra è stata chiusa 7 giorni fa, ma siamo in attesa che il ragazzo risolva alcune sue questioni con il Pescara.
Servirà guardare prima di tutto al bilancio. Adesso è difficile prendere giocatori e quindi, prima di fare danni, è meglio valutare attentamente le operazioni da concludere. La finestra del mercato di gennaio serve per rimediare a qualche eventuale errore.
Io e il Mister non abbiamo una sola idea, le persone intelligenti non possono averne soltanto una.
Il rapporto con i tifosi? Una decina di giorni fa ho conosciuto gli ultras. Ci siamo confrontati e mi sono presentato perché secondo me l’Imolese è dei tifosi, sono loro l’anima di questo sport. Al Sud ci sono tifoserie più calde, ma non vinci solo perché c’è la spinta del tifo. Le motivazioni, a questo livello, devi trovarle dentro te stesso. Voglio costruire qualcosa di importante e spero in un salto di categoria entro 4-5 anni.
Ho scelto Fontana perché è un allenatore che ha dato tanto, ma ha raccolto poco anche a causa di esoneri ingiusti. Sono legato all’uomo e oltre a questo, come allenatore, fa giocare bene le sue squadre.
La figura del direttore prevede anche la capacità di saper gestire lo spogliatoio. Il direttore è anche un gestore. Ho preferito rinunciare a parte del budget dedicato al parco giocatori per creare un migliore struttura societaria e tecnica. Inoltre, punto tanto sul settore giovanile: non a caso l’anno scorso a Caserta abbiamo raccolto più di tutti dal settore giovanile in termini economici. Bisogna lavorare sul Settore Giovanile con Alberto Cardi. Da Cardi in giù, ognuno deve avere le sue responsabilità, io agirò da supervisore.
Sono venuto a Imola perché è una realtà tranquilla per lavorare con i giovani e io, per la prima volta sia da giocatore che da direttore, esco dalla Campania.
La figura dello scouting? A decidere sono io ma, alla fine, devo creare qualche difficoltà a Panfili e metterlo davanti alle sue responsabilità. Se a lui piace un giocatore, va preso e non posso sempre vederlo io. E lo stesso vale per l’allenatore quando consiglia un giocatore.
Mi sono fatto da solo, nella vita devo solo ringraziare la mia famiglia. In più, ora, l’opportunità che mi ha dato Antonio De Sarlo. Noi dobbiamo essere bravi a conservare ciò che abbiamo e successivamente dobbiamo far capire il business del calcio al Presidente che è al primo anno in questo mondo.
Le parole del Direttore dell’Area Scouting Panfili
Innanzitutto voglio ringraziare il Direttore Martone per questa possibilità. Era da un po’ che parlavamo e io avevo espresso la mia voglia di lavorare con lui. Sono felice di essere in questa realtà che secondo me non è così piccola come si può pensare. La vedo come una tappa molto importante della mia carriera. Questa da oggi è la mia vita e farò di tutto per poter contribuire a creare qualcosa di bello.
L’entusiasmo si crea attraverso i risultati, il lavoro e la serietà. Quando arriveranno queste componenti si creerà qualcosa di importante.
Nel calcio non sarò mai un direttore, ma sempre un responsabile delle mie scelte e delle mie parole.
Il direttore mi ha chiesto come volessi essere inquadrato: io nasco e morirò scouting e quindi ricoprirò il ruolo di Direttore dell’area scouting.
Cos’è oggi lo scouting? Le società di oggi sono molto meno romantiche. Io ancora mi fermo quando vedo le partite per strada e in più, solitamente, non seguo la mia squadra sul pullman ma la raggiungo in macchina perché, nel tragitto, seguo le varie squadre grazie al cosiddetto “spezzatino”.
Oggi la tecnologia è un aiuto che ti permette di monitorare i vari campionati anche stranieri. In me prevale l’istinto, la sensazione che ti attira fin da subito. La tecnologia è uno strumento di supporto. Il calcio e l’osservazione è fatta di ripetitività. Ma credo sia sempre fondamentale guardare il calciatore dal vivo.