International Imola è lieta di comunicare che Carlo Dirella sarà il capo allenatore in Serie D per la stagione 2020-2021.

Già giocatore biancorosso sia nelle giovanili (con una Finale Nazionale nel 2009) che in D, Carlo (classe 1994) inizia la carriera da coach nel 2015-2016 come assistente di Massimo Fiera nella formazione Esordienti (classe 2004). L’anno successivo è vice di Marco Nestori nel gruppo U14 Elite (2003), poi nel 2017-2018 fa da assistente ad Alessandro Tumidei nell’U16 Eccellenza (2002). Nel 2018-2019 diventa capo allenatore per la prima volta con l’U16 Silver marchiata Andrea Costa Imola (2003) ed è vice di Riccardo Campazzi con l’U15 Gold (2004). Infine la scorsa stagione lo ha visto assistente di Lorenzo Santi nel campionato U18 Eccellenza e capo allenatore dell’U18 Silver “Bianco” (2002) targata Andrea Costa.

Il commento di Carlo: «Sono molto contento di proseguire il mio percorso pluriennale da allenatore. Se negli ultimi cinque anni l’International è in costante crescita a livello giovanile, lo deve in gran parte a responsabili di settore giovanile preparati e positivi come Lorenzo Santi, Alessandro Tumidei, dai quali ho avuto modo di imparare molto come assistente, e Marco Carretto, purtroppo visto lavorare solo dall’esterno. Nell’ottica di una continuità tecnica sono contento del rinnovo di Flash, con cui condividerò anche quest’anno la crescita dei nostri ragazzi e anche la mia. Last but not least, ringrazio la società, nelle figure di Bartolini, Zavagli e Fiera per la rinnovata fiducia. Non vedo l’ora di tornare in palestra!».

_______________________________

INTERVISTA A CARLO DIRELLA

Ciao Carlo, come ti senti in questi primi giorni da capo allenatore della nostra squadra senior?

Arrivo alla guida della D all’interno di un percorso di miglioramento individuale iniziato da alcuni anni e basato su step progressivi. Questa è la mia prima esperienza senior, sono molto carico per affrontare una tappa diversa dalle precedenti ma altrettanto stimolante, mettendomi in gioco per la prima volta al di fuori del mondo delle giovanili. Dopo essere stato capitano due anni fa, ora sarà un po’ strano allenare tanti ragazzi di cui sono stato compagno di squadra. Al tempo stesso però significa che esiste già un rapporto consolidato di conoscenza e reciproco rispetto che ci farà guadagnare tempo prezioso.

Quali caratteristiche deve avere il giocatore tipo del Dirella coach?

Amo i giocatori che sanno prendere decisioni corrette in campo, anche assecondando i propri istinti nel gioco in velocità, specialmente nel caso di atleti in striscia realizzativa. I giocatori quadrati servono a tutti, ma ho un debole per i talenti puri.

Passando al collettivo, che tipo di pallacanestro apprezzi?

Un basket frizzante, di ritmi alti, giocato in transizione. Viceversa nel gioco ragionato a metà campo mi prefiggo obiettivi precisi, in base alla caratteristiche dei miei giocatori, ed esecuzioni chiare.

A guidare le operazioni dell’International 2020-2021 in cabina di regia ci sarà ancora Sam Dal Fiume.

Sono davvero contento di questa conferma. Avere un giocatore del calibro di Sam mi aiuterà molto, specie nelle letture delle situazioni di gioco, d’altronde la sua storia parla da sola.

Vestendo i panni del coach, qual è il punto forte di Dirella in canotta e pantaloncini e quale quello debole?

Punto debole sicuramente la difesa, dove mi sono applicato il giusto… [ride] Ritengo di avere viceversa la capacità di leggere il gioco offensivo e quindi di poter trasmettere questa competenza ai nostri esterni più giovani; mi reputo insomma un giocatore estroso.

Sei stato protagonista in serie D da giocatore, vincendo anche il campionato, mentre l’anno scorso hai vissuto il mondo dell’U18 Eccellenza, massima espressione del basket giovanile, come assistente di coach Santi. In quali aspetti differiscono maggiormente queste due categorie?

Certamente la gestione degli allenamenti e dei rapporti umani. Nel settore giovanile è giusto avere dei principi forti e restare inquadrati dentro regole precise. Il mondo senior invece è più flessibile, perché aumenta l’importanza della tattica e quindi la necessità di conoscere anche gli avversari e preparare le partite nel dettaglio.

Quali sono i coach che più ti ispirano nel tuo essere un giovane allenatore?

Non ho un punto di riferimento unico, di certo non mi vedrete mai paonazzo in panchina, non sono un Obradovic o un Mazzone. Ho appreso qualcosa da tutti i coach con cui ho collaborato, da Fiera al mio esordio come assistente nella categoria Esordienti fino alla scorsa stagione con Santi in U18 Eccellenza, passando per Nestori, Tumidei e Campazzi. Oltre a loro, è stata importante anche l’esperienza insieme a Palumbi, col quale ho vinto un campionato da giocatore alla Grifo.