La rinascita di Honda in F1 raccontata da David Tremayne
di David Tremayne. Riproduzione editoriale non protetta dal diritto d’autore
La fiducia degli osservatori più esperti non ha mai vacillato: al suo ritorno in F1, Honda avrebbe sicuramente vinto.
Sebbene nel 2015 Honda avesse avuto serie difficoltà nelle fasi iniziali del suo ritorno in Formula 1, chi è stato testimone del predominio dei suoi motori sulla scena motoristica alla fine degli anni Ottanta e agli inizi degli anni Novanta sapeva che la Casa di Tokyo, impegnata in massivi sviluppi tecnici ingegneristici, sarebbe tornata alle corse di F1 con l’obiettivo della vittoria.
All’inizio del 2019, gli addetti ai lavori avevano ragionevolmente previsto che Honda sarebbe salita sul podio prima della metà della stagione; quando Max Verstappen ha vinto il Gran Premio d’Austria al volante della Red Bull RB15, i fatti hanno dato loro ragione. La filosofia portata da Honda in F1 era la stessa dei decenni passati. Nonostante il passare degli anni e il mutare degli ingegneri, dunque, gli elementi fondamentali di quella filosofia aziendale erano rimasti immutati.
Quando la scuderia Toro Rosso, nel Campionato 2018, ha iniziato a girare in pista sulla Honda RA618H, ha scoperto che era decisamente un’altra monoposto rispetto a quella precedente, con un propulsore completamente diverso. Honda ha continuato a utilizzare lo stesso sistema di un turbocompressore a ripartizione, azionato da un albero motore, che era stato utilizzato con successo da Mercedes fin dall’inizio della formula turbo-ibrido nel 2014. L’assemblaggio del propulsore è stato però affinato, con l’arretramento del blocco motore sul telaio per consentire l’installazione del compressore della turbina davanti al blocco dei cilindri, a causa dell’estremità posteriore meno voluminosa della power unit. In questo modo è stato ottenuto un leggero vantaggio aerodinamico nella sagomatura del cofano motore e nella pulizia del flusso d’aria prima che questa raggiungesse l’ala posteriore.
Durate la stagione 2018 vi sono state diverse riunioni a cui hanno partecipato Honda, Toro Rosso e gli ingegneri di Red Bull Technology. Le prestazioni della scuderia Toro Rosso sono state talmente valide da convincere Red Bull ad estendere la partnership con Honda anche nel 2019. Più di ogni altra cosa, la Red Bull era rimasta particolarmente colpita dal fatto che nel 2018 gli ingegneri della Toro Rosso erano stati stimolati dalla volontà di Honda di lavorare a stretto contatto, realmente fianco a fianco, sviluppando i miglioramenti aerodinamici della monoposto come un unico team di progettazione.
C’era un altro punto a favore: il propulsore RA619H era sostanzialmente molto simile allo RA618H e persino allo RA617H del 2017, il che facilitava un’efficace integrazione del motore nel telaio della Red Bull RB15. Pienamente coinvolto e messo al corrente di tutte le informazioni necessarie, il Team Principal Christian Horner fu davvero entusiasta di ciò che aveva visto e dichiarò che il processo di integrazione era il migliore che la scuderia avesse mai messo in atto. Non stava affatto esagerando. Nelle diverse interviste, Horner amava raccontare che i suoi ingegneri erano felici di collaborare per la prima volta con un vero partner tecnologico e non con un mero fornitore di motori.
Già nel 2018 la Toro Rosso notò che la power unit Honda RA618H era ragionevolmente potente; anche il pilota Pierre Gasly si disse molto soddisfatto delle sue prestazioni. Quando nell’inverno 2018/19, per la prima volta, la RA619H ha sfoggiato i suoi numeri al dinamometro interno, fu subito chiaro che le prestazioni sarebbero state promettenti. Horner fu didascalico ma efficace: “Va come un razzo!”
Max Verstappen ha provato per la prima volta la power unit RA619H sulla Red Bull RB15 nei test di Barcellona, dichiarandosi estremamente entusiasta delle sue prestazioni. Disse che era indubbiamente molto più potente rispetto al 2018, e che il picco della potenza non era ancora stato raggiunto. Non solo, anche l’erogazione di potenza era stata migliorata, agevolando scalate di marcia più fluide che hanno contribuito a rendere la vettura più stabile in frenata, in discesa e in curva.
Il Gran Premio d’Australia corso a Melbourne, prima gara della stagione, aveva mostrato un lieve deficit rispetto alle vetture Mercedes e Ferrari in termini di potenza massima, colmato però nel corso della stagione quando furono introdotte tre diverse evoluzioni della power unit, ognuna delle quali presentava una novità. Non a caso, a metà stagione, Verstappen dichiarò che si erano raggiunti i livelli prestazionali della Mercedes. Quando sul circuito di Città del Messico si dovettero affrontare i problemi legati all’altitudine, con il tracciato a 2.240 m sul livello del mare, sembrò addirittura che avessero più potenza dei loro rivali.
Al GP di Spagna, un alettone anteriore e le piastre terminali rivisitate migliorarono l’equilibrio della vettura, e poi una serie di ulteriori aggiornamenti più piccoli ma critici in Canada, Francia e Austria perfezionarono il tutto fino a raggiungere un passo altamente competitivo. Gradualmente, con il miglioramento dell’affidabilità del motore, i piloti sono stati in grado di spingere i motori più forte sia in qualifica che in gara.
Lo sviluppo della power unit e del telaio giunse al culmine, dando finalmente i frutti sperati, quando Verstappen vinse il Gran Premio d’Austria, in casa Red Bull, in una gara cardiopalma, riportando per la prima volta Honda sul podio della F1 dalla gara del 2006 Ungheria. Due gare dopo, la scena si è ripetuta in Germania, con una brillante vittoria sotto la pioggia della Red Bull, in una gara contrassegnata dalle numerose uscite di pista dei suoi rivali. Red Bull, Toro Rosso e Honda hanno continuato a progredire per il resto della stagione, ma è stato verso la parte finale dell’anno che la partnership ha davvero brillato. Verstappen, Red Bull e Honda sono stati fortemente competitivi e hanno goduto di una delle più sensazionali vittorie in Brasile, dominando il circuito di Interlagos.
Così, alla fine, come i più esperti di questo mondo avevano previsto, Honda non solo è tornata ad essere competitiva nel corso del 2019 ma è salita anche sul gradino più alto del podio. E non una, ma per ben tre volte. L’”olandese volante”, Max Verstappen, si è piazzato al terzo posto nel campionato del mondo, dietro al duo Mercedes Hamilton-Bottas. Anche Toro Rosso ha mostrato un’enorme forza di volontà nello spingersi al di là dei propri limiti, come testimonia il terzo posto di Daniil Kvyat in Germania e la seconda posizione di Pierre Gasly in Brasile, dove Honda è salita sui due gradini più alti del podio. Se non fosse stato per un incidente tra Alex Albon e Lewis Hamilton nelle curve finali, il podio sarebbe stato occupato interamente da piloti Honda.
Ufficio Stampa