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Rachele Somaschini e automobile.it presentano i pregiudizi da sfatare e alcuni suggerimenti per avvicinare le donne ai motorsport
Marzo è il mese in cui cade la festa della donna e ogni anno vengono celebrati traguardi raggiunti e obiettivi a cui tendere per la parità di genere. Sono però ancora tante le sfide da affrontare per arrivare a risultati concreti anche in Italia. Da qualche tempo si parla moltissimo della carenze di donne nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics,) ma ci sono anche altri ambiti a cui poche donne decidono di avvicinarsi per cultura di genere errata e disinformazione. E’ quanto avviene per molti sport tra cui quelli relativi ai motori.
Per questo motivo automobile.it, sito di annunci di auto usate, nuove, Km 0 e a noleggio di proprietà del gruppo eBay, da sempre attento alla diversity e alla parità di genere, insieme a Rachele Somaschini, racconta i maggiori pregiudizi in questo settore e i suggerimenti per chi vuole diventare pilota.
automobile.it ha affidato questo argomento a Rachele, classe 1994 che ha fatto del motorsport uno stile di vita con un messaggio sopra le righe: “Correre per sostenere la ricerca”. Un binomio vincente, una donna in un mondo per eccellenza maschile, che corre contro il tempo e contro la sua malattia[1]. Inoltre Rachele è portacolori del progetto FIA Woman in Motrosport, promosso dalla Federazione (Federation International de l’automobile), insieme a lei per tutta la stagione 2020 a partire dal Rally di Montecarlo. Questa realtà, insieme ad altre che hanno preso vita recentemente, come l’organizzazione no-profit Dare To Be Different, vogliono proprio mostrare l’apertura del mondo dei motori alle donne con un progetti sulla sensibilizzazione, la divulgazione e la formazione dedicata.
I pregiudizi da sfatare
Rachele è nel settore del Motorsport da sei anni e cerca di tenere sempre la mente aperta malgrado a volte risulti difficile trovarsi di fronte a comportamenti discriminatori, infatti, nonostante le vittorie ne dimostrino la bravura, i pregiudizi sono sempre dietro l’angolo. A lei sono capitati in prima persona episodi di questo tipo. Quando ha iniziato in questo ambiente tutti erano molto disponibili perché in principio tendenzialmente i risultati erano mediocri. Quando però sono arrivate le prime vittorie, in un mondo fatto di uomini, è successo diverse volte che i secondi e i terzi “battuti da una donna” non si presentassero sul podio. In altre circostanze la vittoria è stata misconosciuta sostituendo alla bravura di Rachele motivi insensati che attribuivano i meriti non a lei ma alla sua auto, alle gomme più nuove o al fatto che in quanto donna fosse più leggera (anche in presenza di regolamenti di peso minimo da rispettare e zavorre con cui gareggiare per essere in regola).
“Una donna su una macchina da corsa può ottenere esattamente le stesse vittorie di un pilota uomo. La capacità di guida di un auto non dipende tanto dal genere quanto dall’impegno che ciascuno di noi mette in quello che fa. La vittoria è data da un connubio di forza, dedizione, determinazione ed esperienza, si gareggia insieme per questo motivo.”
Nei motorsport non ci sono vincoli psico-fisici che creano reale disparità. Là dove alcune donne dovessero avere minore prestanza fisica sicuramente potrebbero rispondere con una maggiore precisione. Specialmente in alcune specialità questa caratteristica fa la differenza. Per esempio nelle Cronoscalate, da dove è partita Rachele, è fondamentale studiare la strada in maniera minuziosa. Anche in pista è indispensabile preparare e curare i dettagli, soprattutto nello studio del circuito, per poter eseguire un’ottima performance. Non si può prescindere quindi da una precisione assoluta e una cura dei particolari che secondo gli stereotipi sono “caratteristiche da donna”!
Inoltre, non è del tutto vero che lo sforzo fisico richiesto da una monoposto di Formula 1 non sarebbe assolutamente compatibile con le peculiarità del corpo di una donna, nonostante alcune recenti dichiarazioni, ovviamente maschili, provino a sostenere questa tesi. Il caldo che si può raggiungere all’interno dell’abitacolo e la forza G a cui vengono sottoposti i piloti non sono aspetti semplici da gestire ma anche le donne con giusti e intensi allenamenti possono farlo (vedi Susie Wolff e Tatiana Calderon), Rachele lo fa nei rally, nonostante la sua malattia a volte renda tutto ancora più difficile.
Oltre al pilota, l’equipaggio di un rally prevede che ci sia anche un’altra figura fondamentale per la buona riuscita delle gare: il navigatore, il professionista che prepara minuziosamente la gara insieme al pilota per consentirne la perfetta riuscita. Il navigatore di Rachele è Chiara Lombardi, sua coetanea che la accompagna da ormai oltre 20 gare e insieme debutteranno nel Campionato Europeo Rally. Nel caso in cui Chiara dovesse avere un imprevisto o problemi ad una gara, il “sostituto” fidato in extremis è un uomo. “L’altro mito da sfatare infatti è che il navigatore di una donna debba essere per forza una donna. Sbagliato, non ci sono ragioni reali per una scelta del genere, il navigatore è un professionista con cui devi instaurare un rapporto fraterno per poter condividere tutti i momenti felici e non durante la settimana di gara. Recentemente è stata abolita questa regola non particolarmente sensata, cosa per cui in Italia mi sono battuta in prima persona a tutela del ruolo dei copiloti”.
I suggerimenti per avvicinarsi ai motorsport
“Determinate passioni non si possono comandare, se non c’è la passione per i motori difficilmente si riesce ad eccellere. Io, come tante altre, ho ereditato la passione dai genitori e sono cresciuta con l’attrazione per i motori e il sogno di diventare un pilota. Quando la passione c’è, si deve fare un lavoro importante su se stesse, senza dare niente per scontato e concentrarsi sulle proprie performance senza farsi distrarre dai commenti degli altri. Il progresso e il miglioramento viene proprio dagli errori commessi e imparando a gestire le emozioni e le difficoltà si impara a “correre con i paraocchi”, focalizandosi solo su se stesse. All’inizio è dura abituarsi a certi sguardi ma se si ottengono risultati rilevanti diventa una vera e propria sfida che gli uomini non sono chiamati a gestire. Portate con voi tutti i momenti belli, i tifosi e coloro che vorranno darvi un aiuto con consigli preziosi che solo l’esperienza potrà fornire.”.
Fare il pilota è stato da sempre il sogno di Rachele e questa passione è potuta crescere, sicuramente anche grazie al temperamento e l’indole da “maschiaccio” che fin da bambina le ha fatto preferire le macchinine alle bambole. Quando nemmeno sapeva camminare già si arrampicava e si muoveva sulla macchinina elettrica regalatale dal padre, anche lui pilota. Proprio rispetto alla sua esperienza Rachele crede che il basso numero di donne nel motosport sia il risultato dato anche da un pregiudizio culturale che vede nella nostra società crescere donne per lo più con un orientamento ad “attività femminili”.
Nonostante la passione, si deve tenere presente comunque che il motorsport è uno sport costoso. Nella maggior parte dei casi è necessario avere più di uno sponsor: solo per ottenere la licenza sportiva ci vogliono circa 300 euro. Poi occorre dotarsi dell’abbigliamento adatto alle norme di omologazione ignifuga e rispettare le norme di sicurezza. Tuta, sottotuta, casco e hans, per un totale che va oltre i 1000 euro di attrezzatura obbligatoria. Per iniziare deve esserci un sostenitore o uno sponsor e per trovarlo è importante non rinunciare a tutte le iniziative che “la sorte” propone. Per esempio Rachele voleva correre in pista ma le venivano proposte anche altre specialità e occasioni in ambiti più disparati dove però c’erano incentivi economici. Accettando il più possibile le occasioni per mettersi alla prova, di qualsiasi tipo e livello, aumenta la possibilità di essere notati e migliorare le proprie performance. L’esperienza sul campo è fondamentale. Trovare uno sponsor è difficile sia per le donne sia per gli uomini. “A volte essere una donna dal punto di vista degli sponsor è più semplice perché trovi delle realtà che sono affascinate dal fatto che una donna si avvicini a uno sport più maschile. Poi se non si ottengono dei risultati e delle conferme a volte si crea l’effetto “boomerang”. Per questo bisogna sempre cercare di dare il massimo in ciò che si fa, al limite delle proprie possibilità.”.
Alcune figure a cui ispirarsi
“Bisogna ricordare che a rendere grande il mondo del Motorsport non ci sono solo piloti. E’ importante sottolineare alcune eccellenze tra i navigatori, direttori sportivi, test driver, giornalisti, presentatrici e commentatrici sportive, per esempio sono grande fan delle ragazze che lavorano per Sky Motori come Mara Sangiorgio o Federica Masolin ma non meno rilevanza hanno gli ingegneri ed i meccanici donne, ancora mosche bianche ma pur sempre presenti. Io sono una grande sostenitrice di tutte queste figure che vanno avanti e coltivano la propria passione nonostante i pregiudizi delle persone che ancora guardano e trattano in modo diverso una donna presente in questi contesti. Il mio mito in assoluto però è Michele Mouton donna che ha fatto la storia del rally e Presidente della FIA Woman in Motorsport”.