Sulle maglie dei 330 atleti del torneo campeggia quest’anno in bella mostra questo invito, inno alla preghiera e al gioco. Le testimonianze di alcuni protagonisti del torneo
“Trovare Dio nelle cose ordinarie e quotidiane della vita è una chiamata importante alla vita cristiana. I sacerdoti, i seminaristi sono in un certo senso guide per aiutare le persone a trovare Dio nella vita di tutti i giorni” ha tradotto così il motto della Clericus 2020 don Raymond Ogboji, vicerettore del Pontificio Collegio Urbano, la squadra del seminario vincente lo scorso anno. Il motto ‘Play and Pray’ è un importante incoraggiamento a pregare e cercare il volto di Dio, anche sul campo da gioco. La nostra identità di sacerdoti e seminaristi deve manifestarsi anche nel gioco. In questo modo e attraverso il calcio promuoviamo l’opera evangelizzatrice di Dio, rendendolo presente nel campo da gioco e nel mondo intero”.
«Pray and play fa risuonare ai nostri orecchi il famoso binomio di San Giacomo: fede e opere. La fede senza opere diventa vuota, così come la preghiera sarà sempre incompleta senza la pratica. Il calcio potrebbe essere una metafora di quest’immagine biblica: la teoria dei modelli tattici senza il dinamismo in campo è come un cristianesimo senza lo Spirito. Gli antichi dicevano: ‘mens sana in corpore sano’. Lo Spirito che genera comunione e spinge 11 guerrieri a cercare la perfezione e la vittoria, mettendo i singoli doni al servizio del collettivo. “Pray and play”, due forme invisibili di comunione al servizio della Chiesa, dove il “pray” richiama il fondamento del “fair-play”! »
David Palatino
Capitano della squadra Alleanza Luso-brasiliana
«Pray and play, richiama l’aspetto della fede vissuta nella nostra quotidianità. Anche nel campo calcistico si può pregare perché i veri adoratori lo fanno in spirito e verità senza considerare il luogo, che sia nel tempio o in un campo, anche prima di giocare o perché si giochi bene. A tanti, specie ai giovani, piace il gioco, ed il linguaggio dello sport è più reale di quello religioso che è più ideale. Allora, pregiamo anche quando giochiamo!»
Patrick Okwaro
Consolata – Guanelliani
«Trovare Dio nelle cose ordinarie e quotidiane della vita è una chiamata importante alla vita cristiana. I sacerdoti, i seminaristi sono in un certo senso delle guide per aiutare le persone a trovare Dio nella vita di tutti i giorni. È quindi importante che siano sempre consapevoli di questo fatto. Il motto Pray and Play è un importante incoraggiamento a pregare e cercare il volto di Dio, anche sul campo da gioco. La nostra identità di sacerdoti e seminaristi deve manifestarsi anche nel gioco. “Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di lui.” (Lettera ai Colossesi 3:17)
In questo modo e attraverso il calcio promuoviamo l’opera evangelizzatrice di Dio, rendendolo presente nel campo da gioco e nel mondo intero».
Raymond Ogboji
Collegio Urbano
«Ecco il Pray and Play ci unisce sempre, prima e dopo una partita. Il pallone diventi come la parola di Dio che è in grado di unire i piccoli, i giovani, gli adulti, senza dimenticare gli anziani. God e Gol, una grande arma per animare e formare la maggior parte del popolo di Dio nel nostro tempo».
Tumusime Yowasi
Missionario della Consolata
«A prima vista, sembra assurdo mettere due parole: PRAY and PLAY insieme. Mi sembra che le due parole hanno tante cose in comune. Come le attività sportive formano un corpo sano per chi le pratica, così la preghiera forma ed alimenta l’anima di chi prega. Per giocare bisogna fare allenarsi seriamente e anche per pregare occorre allenarsi molto. Per eseguire tutte e due le azioni è necessario mettersi in gioco con gli altri e con l’altro. Mettendo le due parole insieme realizziamo due relazioni: una orizzontale e una verticale. La comunione e la relazione sono i segni più eloquenti e la testimonianza viva della presenza di Dio tra di noi fratelli e nel mondo multiculturale e diviso. Scendiamo, allora in campo nella Clericus Cup 2020 per PRAY and PLAY».
Bonaventura Onwukwe
Guanelliani
«PRAY AND PLAY: È ben noto come molti giocatori, prima di scendere in campo, fanno il segno della croce; anche se a volte non ben fatto. Altri invece puntano le dita al cielo in esultanza quando segnano un gol. Questi gesti, così semplici, comunicano una verità profonda: cioè, che in Dio “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo.” (Atti 17,28)
Lo sportivo credente non smette di essere credente quando scende in campo; passa solo dalla contemplazione alla pratica. Così non c’è una separazione tra la vita spirituale e le attività quotidiane, incluso lo sport. Come sottolinea Papa Francesco, per lo sportivo cristiano la santità sarà dunque vivere lo sport come un mezzo di incontro, di formazione della personalità, di testimonianza e di annuncio della gioia di essere cristiano con quelli che lo circondano». (Cfr. Dare il meglio di sé)
Eric Boateng Asare
Altomonte