Prosegue il cammino alla scoperta del settimo uomo in campo per la Biosì Indexa Sora: se nella scorsa puntata abbiamo avuto il piacere di conoscere il trombettista Daniele Loreti, stavolta la palla passa a coloro che invece intonano i cori, i cosiddetti “capi ultras” a strisce bianconere. Noti a tutto l’ambiente e apprezzati per l’entusiasmo con cui seguono la loro squadra del cuore, ideano coreografie, organizzano assieme agli altri componenti dell’Armata Volsca le lunghe trasferte della SuperLega, loro sono Samuel Gulia e Marco Germani. Due storie diverse, ma la stessa passione attuale: la loro Sora sportiva, la pallavolo d’eccellenza.
“Mi sono avvicinato alla pallavolo grazie al mio amico Davide che, dopo la partita dello scorso anno contro Perugia che vide arrivare tantissimi tifosi avversari a Sora, mi chiamò una notte intorno all’una e mi disse che gli sembrava di giocare sempre fuori casa – spiega Samuel. Esordì dicendo: “So che tu di tifoseria ne capisci, quindi vorrei che ci dessi una mano a far nascere un gruppo che possa fare da spalla ai giocatori partita dopo partita”.
Discorso invece diverso per Marco, da sempre interessato al mondo del volley:
“La passione per la pallavolo nasce da lontano – dice Germani. Dagli anni in cui vivevo ad Arce e conoscevo un certo Giuseppe Patriarca. Eravamo ragazzi allora, lui mi parlava di questo sport meraviglioso ed io vedevo, in tv, le gesta dei vari Zorzi, Giani, Lucchetta. Poi sono tornato a vivere a Sora e ho iniziato a seguire l’allora Globo, prima saltuariamente, poi con più costanza grazie a mio figlio Michele, il vero tifoso di casa e ne sono rimasto stregato”.
Samuel ci racconta quindi come è nata la tifoseria organizzata sorana:
“L’Armata Volsca è figlia di due diversi gruppi di tifosi: quando sono arrivato, l’ho fatto sotto il nome dell’Armata Bianconera, assieme ad altri ragazzi. C’era già un altro collettivo presente, i Guerrieri Volsci e sebbene all’inizio le nostre idee differissero un po’, così come il modo di fare tifo, abbiamo presto trovato punti in comune e un unico obiettivo. Ci siamo quindi uniti sotto il nome di Armata Volsca e abbiamo creato questo grande gruppo, che si presenta alle altre tifoserie come una realtà giovane ma di grande mentalità”.
A differenza di Gulia, Germani è stato uno del nucleo dei Guerrieri Volsci, la prima organizzazione di fan a supporto del Sora:
“Sono entrato nei Guerrieri Volsci grazie a Daniele Mora e Marco D’Orazio e non smetterò mai di ringraziarli per avermi introdotto in questa situazione di appartenenza e condivisione. Oggi il mio ruolo, all’interno di questo gruppo stupendo, è quello di responsabile dei rapporti con le altre tifoserie e cerco di portarlo avanti sempre con fierezza e dedizione”.
Quella di Samuel è invece una figura che si pone un po’ come motivazionale e d’azione:
“Il mio ruolo è lanciare i cori. Faccio parte poi anche del direttivo, quindi prendo assieme agli altri determinate decisioni. Non vedo quasi mai cosa accade durante la partita, anzi, a volte mi giro e osservo più i tifosi avversari cosa stanno facendo. Mi piace guardare la nostra curva negli occhi quando lanciamo i cori per dare la carica ai giocatori. In quel momento provo un’emozione importante, un senso di responsabilità, perché per me e per noi fare una bella figura sugli spalti è come farla in mezzo al campo, è come se stessimo giocando un’altra partita, un campionato tra tifoserie. Quando le persone sono abbattute per il risultato sportivo, il mio compito è quello di fargli guardare oltre, verso ciò che potremmo raggiungere incitando i giocatori dal primo all’ultimo minuto, all’ultimo punto. Non dobbiamo mai lasciarli soli e dare sempre il massimo, indipendentemente dal risultato”.
Sono quindi davvero tante le emozioni che provano i supporters sugli spalti; le conosce fin troppo bene Germani, oramai un veterano del tifo volsco:
“Le emozioni sono tante e speciali. Domenica scorsa, ad esempio, abbiamo battagliato sugli spalti, a suon di cori e tamburi con i Sirmaniaci e ci siamo fatti valere. Certe sensazioni sono diverse ma egualmente profonde di partita in partita; vedere quei colori, i colori della mia città, e affrontare i mostri sacri del volley…cosa volere di più? Sono sensazioni uniche. Così come vedere una curva piena di famiglie, bambini che si divertono. Questo il nostro desiderio più grande: vedere una curva sociale!”
Conclude Samuel, spiegando come il loro apporto sia un tassello fondamentale per lo spettacolo stesso della partita e per la routine di un club sportivo:
“Il fatto di essere riconosciuti perché diamo il nostro meglio nonostante il risultato, per noi è importante, ed il fatto che i nostri giocatori vengano sotto la curva ad omaggiarci per quello che abbiamo fatto, indipendentemente dal risultato, è motivo di orgoglio. E’ più difficile farlo quando si perde ma è così che si creano determinati legami, perché è lì che si pianta il seme per le vittorie che arriveranno. Il messaggio che vogliamo far passare è di non mollare mai”.
Ufficio Stampa