880 panettoni, 18 macchine per il caffé, Schumacher e Vettel ci aiutano a spiegare l’impegno dei freni sul circuito italiano.
L’impegno dei freni delle Formula 1 all’Autodromo Nazionale di Monza ai raggi X
Dal 2 al 4 settembre il circuito di Monza ospita il 14°appuntamento del Mondiale 2016 di Formula 1.
Universalmente conosciuto come il “Tempio della velocità”, l’Autodromo di Monza è stato costruito nel 1922 per ospitare il Gran Premo d’Italia, che in precedenza era stato disputato sul circuito semipermanente di Montichiari. Negli anni Settanta, per limitare le prestazioni delle monoposto, vennero introdotte 3 chicane, battezzate Varianti.
Il tracciato di Monza mette a dura prova l’impianto frenante delle monoposto. La presenza di lunghi rettilinei e la mancanza di carico aerodinamico, che riduce la possibilità di scaricare efficacemente la coppia frenante a terra, determinano staccate violentissime e impegnative da gestire.
Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 21 piste del Mondiale usando una scala da 1 a 10, il circuito di Monza rientra nella categoria dei quelli altamente impegnativi per i freni. La storica pista italiana si è meritata un indice di difficoltà di 8, curiosamente identico al valore ottenuto da Sochi, la pista più recente del campionato del mondo.
L’impegno dei freni durante il GP
Sebbene non si raggiungano i picchi degli anni Duemila (nel 2004 Rubens Barrichello realizzò con la Ferrari la pole position a 260 km/h di media sul giro), Monza resta la pista più veloce del Mondiale: in qualifica le vetture restano con il gas completamente aperto per 17 secondi consecutivi e raggiungono medie di 250 km/h. Non stupisce quindi che il tempo impiegato in frenata sia solo il 13% della durata complessiva della gara.
Quasi tutte le 7 frenate sono però veramente toste, come conferma la decelerazione media di 4,3 g, una delle 3 più alte del Mondiale. L’energia dissipata in frenata è invece di 118 kWh, equivalente al consumo di 18 macchine che erogano di continuo caffè, per l’intera durata della gara. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale di 40 tonnellate.
Le frenate più impegnative
Delle 7 frenate del circuito di Monza più della metà, cioè 4, sono classificate dai tecnici Brembo come impegnative per i freni, 2 sono di media difficoltà e 1 è light.
La più impegnativa in assoluto è quella alla Prima Variante (curva 1), che le auto raggiungono dopo aver toccato la velocità massima: qui le auto passano da oltre 360 km/h a 82 km/h in 1,65 secondi, in cui percorrono 159 metri, equivalenti a 880 panettoni (dolce tipicamente milanese) messi in fila. In questo punto i piloti sono chiamati ad uno sforzo notevole: 5,8 g di decelerazione ed un carico sul pedale del freno di 177 kg.
Curiosamente, anche prima di uscire da questa chicane, i piloti fanno ricorso ai freni, ma in maniera veramente ridotta: 24 kg di carico sul pedale e 70 centesimi di tempo, necessari a perdere 5 km/h. L’altra grande perdita brusca di velocità si verifica alla Seconda Variante (curva 4): da 343 a 100 km/h in 133 metri, con un carico sul pedale di 163 kg. Superiori a questa in termini di decelerazione per i piloti le frenate alle curve 8 (Variante Ascari) e 11 (curva Parabolica): 5,6 g la prima, 5,5 g la seconda.
Vittorie Brembo
Le monoposto con freni Brembo hanno vinto 22 delle 41 edizioni del GP d’Italia a cui hanno preso parte. Metà di questi successi li ha conquistati la Ferrari, 5 con Michael Schumacher. Tre volte ha invece vinto Sebastian Vettel, ma mai con la Ferrari.
Ufficio Stampa