Alexander Berger è già “dolomitico”: «A Belluno mi sento a casa»
Ha attraversato l’Europa con un pallone in mano e un bagaglio pieno di sogni. Ma dentro quel bagaglio c’è sempre stato qualcosa in più: un’anima da esploratore, la voglia di scoprire, la curiosità di capire. Alexander Berger non è solo un giocatore, è un viaggiatore. Della pallavolo, certo. Ma anche della vita. E apre le porte del suo mondo, in attesa di scendere in campo per gara 1 della semifinale playoff tra Belluno Volley e JV Gioia del Colle, in programma domenica 6 aprile (ore 18), alla VHV Arena.
Sei nato a Aichkirchen, piccola cittadina austriaca: quanto ha influito il paese d’origine sulla crescita personale e pallavolistica?
«Aichkirchen è un villaggio di circa 500 persone, quindi tutti conoscono tutti. Avevo diverse opzioni per il mio tempo libero: potevo fare sport, entrare nei vigili del fuoco volontari o nell’orchestra musicale. Alcuni miei amici portavano avanti anche due attività in contemporanea, ma io e mio fratello (che ha 13 mesi più di me) ci siamo dedicati solo allo sport. Forse perché ispirati dai nostri genitori. Essendo un paese piccolo, la cosa bella è che chiunque è pronto a dare una mano, mentre in una grande città a volte nemmeno conosci i tuoi vicini. E in qualche modo questo mi ha agevolato nella pallavolo, perché siamo un gruppo di atleti che gioca insieme e deve aiutarsi per migliorare e raggiungere gli obiettivi».
Se non fossi diventato un pallavolista, cosa avresti fatto nella vita?
«Ho avuto la fortuna di trasformare due hobby nel mio lavoro. Il primo è l’informatica: mi piace lavorare con i computer, quindi nel 2005 ho iniziato un percorso di formazione come amministratore IT, che dura quattro anni. Nel frattempo, praticavo la pallavolo e il beach volley per divertimento. Poi, una volta terminati gli studi, ho avuto l’opportunità di intraprendere la carriera professionistica. Se non avessi colto questa occasione, forse lavorerei ancora nel settore informatico e giocherei solo per passione».
Hai vissuto in diverse zone d’Europa. C’è un posto che ti ha segnato particolarmente?
«Sicuramente l’Italia. Non solo perché è il luogo in cui ho trascorso il periodo più vincente della mia carriera, ma anche perché sono nati i miei due figli».
Come trascorri il tempo libero?
«Una mia passione è ancora l’informatica: cerco di rimanere aggiornato e, ultimamente, ho iniziato a programmare. In più, mi piace stare nella natura, ascoltare musica e fare videochiamate con la famiglia e gli amici».
Se dovessi descriverti con tre aggettivi?
«Ambizioso, affidabile e responsabile».
C’è una frase, un motto o un principio che ti guida?
«Vivi il tuo sogno».
Qual è stato il momento più folle che hai vissuto nel mondo della pallavolo?
«È coinciso con la Final Four di Champions League a Roma, dove c’erano tantissimi tifosi incredibili a sostenerci».
Rituali pre-partita?
«Eseguo degli esercizi specifici per il mio corpo a ridosso del riscaldamento. Mi fanno sentire a mio agio».
Prime impressioni su Belluno?
«Sono qui da un paio di settimane e mi sento già a casa: le persone sono molto gentili e il territorio è bellissimo».
Obiettivi?
«Uno. Ed è chiaro: vincere i playoff».