«DOBBIAMO FARE IL NOSTRO SIDEOUT E CERCARE I BREAKPOINT»

Dopo la vittoria piena sul Saint Nazaire, ieri sera tra le mura amiche del PalaEvangelisti per la quarta giornata della fase a gironi della Pool D, la squadra è tornata subito al lavoro. Sessione in sala pesi e con la palla sul campo per mantenere caldi i motori in vista del prossimo, imminente impegno di campionato.Con la gara di ieri sera si è aperto un “poker” di partite tutte in casa per i Block Devils, che da oggi si concentrano sul prossimo avversario: la Sonepar Padova, che arriverà a Perugia per la seconda giornata del girone di ritorno di regular season.«Sappiamo che è una squadra che gioca sempre molto bene in casa, poi anche fuori: devi giocare sempre molto bene contro di loro per riportare un risultato buono a casa!»
A presentare il match, nella conferenza stampa di oggi, è stato lo schiacciatore ucraino di casa bianconera, Oleh Plotnytskyi che ribadisce il metodo di lavoro della squadra: quello di pensare partita dopo partita, con il focus sul prossimo obiettivo.Padova è stata una delle poche a riuscire a strappare un punto alla Sir Susa Vim Perugia, in questo percorso fatto finora di sole vittorie: il match di andata alla Kioene Arena si era chiuso al tiebreak al termine di una maratona di due ore e mezza di gioco.«Come sempre dobbiamo fare il nostro sideout e poi cercare di fare breakpoint che ti portano avanti durante ogni set, quindi per questo devi fare una buona difesa-muro, cercare la palla e poi fare una buona battuta!»Il martello mancino, quest’anno alla sua sesta stagione consecutiva nel club del presidente Gino Sirci ha fatto il punto, rispondendo alle domande dei giornalisti, anche sul suo percorso a Perugia, un percorso di crescita, anche a livello fisico e mentale, in cui in questi ultimi due anni la guida di coach Lorenzetti ha contribuito molto in questo step:«Il miglioramento c’è rispetto all’anno scorso, spesso chiamo Angelo non coach ma “papà”: mi ha sistemato la testa, mi ha fatto vedere i miei punti forti e anche i miei punti deboli, ci mette sempre pressione, ma questa è una cosa buona perché posso dire che io non da tanto sono un giocatore che lavora sempre; prima puntavo sul talento, ma con lui ho capito che prima dobbiamo lavorare poi, se hai talento, quello ti aiuta, ma prima di tutto devi lavorare. Mi ha fatto diventare responsabile». Plontystskyi anche in questa stagione sta confermando la sua forza in battuta, con i suoi colpi mancini particolarmente efficaci anche perché, al di là della potenza, sono più imprevedibili e difficili da leggere; ma racconta che non è il servizio il suo fondamentale preferito:«La giocata che mi dà più soddisfazione? Una ricezione buona che poi dopo Simone si gestisce bene e si finalizza in un bel punto forte: spesso in queste situazioni capita che serve la palla ai centrali e loro fanno un bel buco sul campo avversario e quindi quello mi dà tante emozioni perché da noi, cioè dai ricevitori, si inizia a costruire l’attacco e dopo quando vedi “quelle bombe lì” è davvero tanta roba!».