Viaggiare tanto e magari per il basket

Conosciamo meglio Leonardo, assistente allenatore, e Alessandro giovane playmaker

La scheda di Leonardo Gotca

Data di nascita: 31 luglio 2000

Città: Piacenza

Lavoro: Magazziniere

Squadre: Under 19 e Under 15 Silver

Ruolo: Allenatore

La scheda di Alessandro Gotca

Data di nascita: 21 ottobre 2008

Città: Piacenza

Scuola: Istituto Superiore Tramello

Squadra: Under 17 Silver

Ruolo: Play

Innanzitutto Leo, ci raccontate un po’ di voi. Siete fratelli ma non vi assomigliate?

«Nostro padre è della Romania, mentre nostra madre è italiana. Noi siamo nati entrambi a Piacenza. Mio fratello ha preso da mia mamma che era bionda da giovane, mentre io più da mio padre».

Quando è perché avete iniziato a giocare a pallacanestro?

Leo: «Ho iniziato a giocare a basket all’età di 5 o 6 anni. La pallacanestro mi ha sempre attirato, fin da piccolo quando andavo da mia nonna e guardavo su Sky le partite di Nba. Tra l’altro uno dei miei primissimi allenatori nel minibasket è stato Marco Malavasi (oggi responsabile dell’area tecnica del consorzio Bakery Piacenza Basket Club Young, ndr). Ho smesso di giocare all’età di 15 anni, purtroppo per motivi scolastici e familiari. Dopo anni che seguivo mio fratello ho deciso di riavvicinarmi al mondo del basket ma questa volta come allenatore, e sono stato accolto subito dalla società della Bakery in cui mi sono trovato benissimo dal primo giorno, e che vedo come una seconda famiglia».

Ale: «Ho iniziato a giocare a basket quando avevo 6 anni. Ho visto mio fratello che aveva già praticato questo sport, e alcuni miei compagni di classe che volevano farlo, così ho iniziato a giocare anch’io».

Avete condiviso qualche esperienza nell’ambito della pallacanestro?

Leo: «Per quanto riguarda esperienze fatte insieme, purtroppo, è da tanto che diciamo di organizzarci per andare a vedere una partita dell’Olimpia Milano, ma ancora non siamo riusciti ad andarci. Quest’anno in compenso siamo andati a vedere lo spettacolo degli Harlem Globetrotters, sempre al Forum di Assago. Da un po’ di anni andiamo però spesso al campetto per allenarci e giocare assieme in 1 contro 1».

Ale: «Insieme purtroppo no, ma l’anno scorso ho avuto l’occasione di vedere la nazionale italiana fare un allenamento mentre ero al camp della Bakery a Folgaria. E poi durante la stagione sono stato selezionato per andare a vedere la partita di serie A tra Tortona e Pesaro con altri ragazzi delle giovanili».

Quali sono i pregi e difetti dell’altro nel diverso ruolo che ricoprite?

Leo: «Vedo che mio fratello ci tiene davvero tanto allo sport che fa, ha una costanza davvero invidiabile. Non l’ho quasi mai visto saltare un allenamento se non in particolari casi. Come giocatore l’ho visto crescere tecnicamente nel tempo e penso sia migliorato molto. L’unica cosa che gli manca ancora, penso, sia la testa per tenere la concentrazione alta per tutta la durata della partita, perché mi accorgo che molte volte si perde e magari tiene l’intensità alta solo per poco. Quest’ultima cosa penso si possa sviluppare col passare degli anni e maturando, sia come persona che come giocatore».

Ale: «Vedo mio fratello come una persona molto seria nel ruolo che ricopre come allenatore. Capita spesso che al campetto o al palazzetto mi faccia fare qualche allenamento individuale. È una persona molto disponibile con tutti e altruista, però a volte esige molto».

Avete degli hobby, dei viaggi che volete fare o qualcosa che vi unisce?

Leo: «Siamo molto legati da sempre, nonostante litighiamo per la maggior parte del tempo. Ci vogliamo molto bene. Nonostante la differenza di età abbiamo sempre fatto le cose assieme e anche nella quotidianità, quando si può, stiamo insieme. Come hobby sicuramente seguiamo molto il mondo dei videogiochi, guardiamo film o serie tv, e altri sport che ci piace seguire come il calcio».

Ale: «Abbiamo entrambi il “sogno” di andare a Los Angeles a visitare la città e per vedere una partita dei Lakers, sperando di avere la possibilità magari tra qualche anno di andarci. Sempre in tema viaggi, ci piacerebbe molto anche visitare la Corea del Sud e il Canada».

Leo, un allenatore a cui ti ispiri e dove ti piacerebbe arrivare come coach?

«In realtà mi ispiro molto agli altri allenatori della Bakery, perché sono quelli con cui sono a diretto contatto. Guardando gli allenamenti che fanno posso imparare, in particolare da Orgest Sela con cui ormai lavoro dall’anno scorso e sto apprendendo molto in particolare su come comportarsi con le varie fasce di età dei ragazzi. Vorrei continuare ad allenare soprattutto nell’ambito giovanile, perché mi piace lavorare con i ragazzi. Adesso penso solo a migliorare e a fare esperienza come coach per lavorare con i giovani».

Ale, un giocare a cui ti ispiri e dove vorresti arrivare come giocatore?

«Un giocatore a cui mi ispiro è Kobe Bryant per la mentalità e determinazione che aveva. Mi piacerebbe arrivare a giocare in serie A, e in particolare con la maglia dell’Olimpia Milano».

Al di fuori del basket, che tipo di carriera vorreste avere?

Leo: «Ora come ora, mi trovo bene nel lavoro che faccio extra basket, e abbinato all’impegno come allenatore riesco a gestire bene entrambi. Ultimamente mi sto comunque focalizzando principalmente sul ruolo di allenatore per imparare e fare esperienza. Per il futuro, per quanto riguarda il lavoro al di fuori della pallacanestro, mi piacerebbe avere un posto fisso con un contratto indeterminato per essere più tranquillo economicamente. Ma sul tipo di lavoro non saprei ancora bene».

Ale: «Come mestiere extra basket mi piacerebbe fare il fisioterapista, Ovviamente nell’ambito sportivo, e magari proprio per la pallacanestro».

Un sogno nel cassetto di entrambi?

«Per entrambi è quello di visitare il mondo e viaggiare tanto per poter vedere culture e posti diversi».