Il Presidente della Lazio si racconta a Giorgia Rossi in un’intervista esclusiva su DAZN
Claudio Lotito ha aperto per la prima volta le porte del centro sportivo di Formello, regalando a DAZN un’intervista esclusiva che racconta i suoi 20 anni da Presidente della Lazio. Condotta da Giorgia Rossi, la lunga conversazione parte dall’esplorazione delle sfide e dei successi della sua gestione per trasferirsi poi su un piano più personale raccontando la sua routine quotidiana, rivelando come bilancia le responsabilità nei confronti del club con il suo impegno verso i tifosi e la comunità. Un racconto appassionante che mette in luce la passione e la dedizione di chi ha dedicato gli ultimi vent’anni a uno dei club più importanti della Serie A.
L’intervista anticipa la sfida Juventus-Lazio di sabato 19 ottobre, disponibile su DAZN, quando la squadra allenata da Marco Baroni scenderà in campo all’Allianz Stadium per il match delle 20:45. In campo a partire dal prepartita, Diletta Leotta.
Dichiarazioni emerse durante l’intervista
Sulle dimissioni di Sarri, il passaggio a Tudor e l’ingresso di Baroni: “Con Sarri avevo un buon rapporto. Lui ha le sue idee, sia dal punto di vista politico che comportamentale, ma tra noi si era creata un’alchimia basata sul rispetto reciproco. Dopo una partita all’Olimpico, in cui la squadra non aveva fatto bene, sono andato da lui. Gli ho fatto notare che il gruppo sembrava aver perso l’orgoglio di combattere. Mi ha dato ragione, e insieme abbiamo deciso di mandare la squadra in ritiro a Formello. Alcuni giocatori non hanno preso bene la decisione, forse perché non si sentivano più coinvolti. Il ritiro, però, ci ha mostrato che il problema era più profondo: c’era un contrasto interno, soprattutto con i giocatori più esperti. Sarri ha capito che non riusciva più a governare lo spogliatoio e ha deciso di dimettersi. Successivamente, con l’arrivo di Tudor, la squadra ha reagito, ritrovando un po’ di orgoglio. Alla fine della stagione, tuttavia, mi ha fatto presente la necessità di attuare cambiamenti sostanziali, includendo la cessione di alcuni giocatori che creavano delle problematiche. Abbiamo capito che era arrivato il momento di sradicare chi pensava di essere padrone della società. Ora abbiamo un allenatore (Marco Baroni) che parla il nostro linguaggio, che ha fame e vuole dimostrare il suo valore. È chiaro che tutti devono essere uniti dietro di lui.”
Sul rapporto con Ciro Immobile e Miroslav Klose: “Ho ingaggiato Ciro dopo un’esperienza all’estero che non si era rivelata particolarmente brillante. L’ho trattato come un figlio, ma il merito dei suoi successi è interamente suo. Klose, è un grande campione che mi è rimasto scolpito nella memoria.”
Sull’esonero di De Rossi: “Sicuramente De Rossi era legato alla storia della Roma, proprio come Totti, e viveva il suo rapporto con la squadra del cuore in modo viscerale. C’era un’identità, una simbiosi continua tra lui e il club. Non conosco i dettagli dei suoi rapporti con la proprietà o lo spogliatoio; quindi, non posso esprimere giudizi su questo. Posso solo dire che era una persona profondamente legata ai colori della squadra che allenava.”
Su cosa significa essere Presidente di un club: “Essere Presidente di una squadra di calcio significa rappresentare una comunità di persone e i loro sentimenti. Abbiamo il dovere di preservare, mantenere e tramandare i loro valori, e questa responsabilità non si limita solo al profitto o all’interesse economico.”
Sul giocare a carte insieme a Inzaghi e Bielsa: “Giocare a carte è per me un modo per svagarmi. Nel mondo del calcio, quasi tutti sono bravi a giocare, e Inzaghi non fa eccezione: lui giocava bene, ma era soprattutto molto fortunato. Come diceva Napoleone, meglio un generale fortunato che bravo. Con Bielsa, invece, ho provato a fare una partita, ma mi sono subito reso conto che il suo stile non si adattava al mio.”