Il 15 settembre è un giorno importante per il rugby italiano, il giorno del cambiamento.
La data è molto vicina e da un certo punto di vista io e la mia squadra proviamo un grande sollievo, siamo pronti a due mesi intensi in cui continueremo a confrontarci con le società e lavoreremo alla costruzione di un futuro fatto di condivisione, competenza e rispetto.
È uscita la convocazione formale dell’Assemblea e sarà nostra cura inviare a tutti le informazioni su come sia necessario prepararsi all’assemblea. Tutti debbono essere messi nelle stesse condizioni di esercitare il proprio diritto di voto, per contribuire a costruire il futuro della Federazione, e quindi del movimento del nostro sport.
Fare squadra significa anche questo.
Già dobbiamo evidenziare con dispiacere quanto risulta confrontando la tabella voti allegata alla convocazione dell’Assemblea con quella delle elezioni 2021: oltre cento club (il 20% degli affiliati) hanno perso il diritto di voto che significa che non hanno fatto attività ufficiale in questi anni; i voti esprimibili sono un 30% in meno di quelli del 2021, ovvero c’è stata una diminuzione del 30% di squadre iscritte ai campionati.
Sono numeri (non opinioni) che dimostrano le difficoltà dei club. Numeri che fanno riflettere; numeri che evidenziano il grande lavoro da fare per far ripartire il movimento: siamo pronti a questa sfida e siamo certi che nonostante l’irritualità di alcune scelte ‘poco istituzionali’ nel decidere data e criteri del voto, le nostre idee siano più forti di meccanismi non trasparenti. E molto c’è da dire sulla situazione economica in cui è stata portata la Federazione negli ultimi tre anni.
Ma ci sarà modo e tempo.
Io e la mia squadra siamo sereni e pronti. Abbiamo iniziato da tempo a incontrare i dirigenti dei Club, abbiamo fatto bellissime riunioni a Torino e Roma, domani saremo a Milano e poi, man mano, incontreremo tutti i territori. Parleremo con tutti i club, grandi e piccoli, perché ognuno svolge un ruolo importante per il nostro rugby e per la crescita di bambine e bambini.
C’è grande voglia di dialogo e confronto e siamo pronti a garantire un ascolto attento e interessato. Il rugby italiano ha voglia di un modello diverso e di ripartire dalla base, da un lavoro di squadra solido e dalla pianificazione, il contrario esatto di estemporaneità e protagonismo.
Gira preoccupazione sulle modalità di questo voto: voglio pensare che tutto si svolgerà nel rispetto delle regole, chiedo però a tutte le società di concentrarsi assolutamente sulle procedure, di proteggere il proprio diritto a esprimere una preferenza e di fare grande attenzione a non sprecare un’opportunità così importante.
Non vedo, non vediamo l’ora che arrivi il 15 settembre, è tempo di un cambio di passo per il rugby italiano.