TORNARE AD ESSERE PROTAGONISTI

Dopo quattro anni, Gianluca Guidi torna al timone delle Fiamme Oro Rugby. Abbiamo intervistato il tecnico toscano alla vigilia della partenza per il ritiro di Moena.

Cosa significa tornare su una panchina su cui si è già stati?

Sono molto contento di tornare alla guida delle Fiamme Oro, perché ho la possibilità di incontrare di nuovo persone con cui in passato avevo lavorato bene. Quando Claudio Gaudiello, su indicazione dei vertici della società, mi ha chiesto se fossi stato disponibile a tornare, mi ha fatto particolarmente piacere, perché vuol dire che il lavoro fatto qui qualche anno fa è stato apprezzato.

Quello delle Fiamme è un ambiente che già conoscevi bene, rispetto a quattro anni fa quali differenze hai trovato?

Grazie al lavoro che negli anni è stato fatto, ho trovato un ambiente diverso, cresciuto nelle strutture a disposizione e con una vera e propria “cultura di club” che qualche anno fa non era così sentita come oggi. Avevamo iniziato insieme anche un’opera di recruitment e di selezione mirata dei giocatori che andava in direzione di atleti di interesse nazionale e con esperienze nelle varie rappresentative juniores e nelle franchigie, che è andata avanti e di questo ne ha giovato sicuramente l’etica del lavoro. La possibilità, poi, di interagire con uno staff di livello assoluto che negli anni è cresciuto professionalizzandosi sempre di più (dalla presenza fissa di un videoanalyst fino ad arrivare all’apporto di un nutrizionista), ci permette di seguire al meglio la prestazione dei ragazzi passo dopo passo.

Qual è il progetto che vuoi intraprendere alle Fiamme

Sicuramente continuare sulla strada iniziata tempo fa e portata avanti negli anni, per consolidarla al meglio arrivando a creare una sorta di “brand Fiamme Oro” che dia la cifra di cosa voglia dire far parte di questa società, sia da un punto di vista sportivo che professionale. Penso che, nel momento storico attuale, l’appeal di questo club vada ben oltre il significato sportivo, perché facciamo parte di un’Istituzione importante come la Polizia di Stato.

Come giudicheresti la rosa di giocatori che ti è stata messa a disposizione dalla società?

Sono soddisfatto dei ragazzi che ho a disposizione e anche a loro ho detto che non farei a cambio con nessun’altra delle rose delle squadre che parteciperanno al prossimo campionato. Poter dire una frase del genere penso sia il sogno di ogni allenatore, in più aggiungiamoci anche che, cosa non da poco, qui siamo tutti italiani, sia nello staff che tra i giocatori: questo ritengo sia il valore aggiunto delle Fiamme Oro.

Pensi che i nuovi arrivi potranno dare un apporto importante?

Quando con la dirigenza della Società abbiamo iniziato a pensare ad un mio ritorno alle Fiamme, abbiamo anche cominciato da subito a lavorare sulla rosa della squadra e sugli eventuali innesti da operare. Ritengo che i giocatori appena entrati siano molto interessanti e di ottimo livello: Matteo Drudi ha grandi qualità, ha subito un grave infortunio ma pensiamo di recuperarlo in pieno per poi inserirlo gradualmente a pilone sinistro; Vittorio Carnio, dopo essere già stato qui da esterno, ha fatto esperienza a Casale e al Petrarca, è maturato e migliorato molto nella tecnica di ruolo e ritengo che ci darà una grande mano in prima linea;  Renato Giammarioli è un giocatore “moderno” facilmente adattabile sia come flanker che a centro e non ha bisogno di presentazioni, perché il suo curriculum internazionale parla da solo; Massimo Cioffi sono contento sia arrivato qui, perché l’ho sempre cercato, sia nel periodo alle Fiamme che quando ero head coach a Calvisano, ed è un atleta di qualità che può ricoprire diversi ruoli tra i trequarti.

Ci sono dei giocatori che tu ritieni fondamentali per il gioco che vuoi proporre?

Sono tutti fondamentali, perché negli anni sono stati selezionati in quanto funzionali ad un’idea di gioco e ritengo sarà anche importante il metterli in concorrenza tra di loro, una sana competizione per la conquista di una maglia da titolare, in modo tale da poterci allenare al meglio ogni settimana e preparare nel miglior modo possibile la partita da affrontare. I giovani avranno un ruolo importante: le Fiamme in questi anni sono riuscite ad allestire un settore giovanile di tutto rispetto, prova ne sono il raggiungimento delle “Final 4” con la Under17, la semifinale nazionale sfiorata con la Under19 e i tanti giocatori convocati con le rappresentative nazionali delle varie categorie.  Sicuramente alcuni di questi a breve indosseranno la casacca della prima squadra, così come già successo anche nel recente passato.

Quella delle Fiamme è una rosa molto ampia, come si riuscirà a gestire 40 giocatori in un campionato che prevede meno partite rispetto al precedente e in attesa che la Federazione sciolga la riserva sulla Elite Cup?

Vengo da un’esperienza in cui ho dovuto fare i conti, per vari motivi, con una rosa non proprio ampia, quindi ritengo che il roster delle Fiamme sia adeguato alle nostre esigenze. Spero e mi auguro che parta questo campionato tra le squadre “cadette”, in modo tale da poter alternare e far girare i vari giocatori, senza farli stare fermi per troppo tempo. Comunque, è il sogno di ogni allenatore quello di avere problemi di abbondanza nella rosa, poi se quest’ultima è di qualità assoluta come la nostra, allora è ancora più bello trovarsi il venerdì in difficoltà nello scegliere i 23 che devono scendere in campo.

Ci sarà l’impronta di Gianluca Guidi?

Per come la vedo, un allenatore non deve dare la propria impronta a una squadra, bensì cercare di tirare fuori il meglio dal materiale umano che gli viene messo a disposizione dalla Società, cercando di trovare il miglior modulo di gioco che possa esaltare le qualità dei giocatori. Il campionato italiano è solitamente molto incentrato sul gioco degli avanti e di conseguenza, se proprio vogliamo parlare di una mia impronta, vorrei che fosse quella di una squadra che sa di dover lottare sempre dall’inizio alla fine della partita, perché con la formula di quest’anno ogni partita sarà da considerare come una finale.

Quali obiettivi ti poni per il campionato che inizierà a ottobre?

Vogliamo tornare ad essere protagonisti. La formula della Serie A Elite ci imporrà di essere al meglio in ogni match, con pochissime possibilità di commettere errori, perché perdere una partita potrebbe significare anche complicare il prosieguo nella corsa, soprattutto nei match in cui si viene considerati favoriti: sono i più pericolosi e non bisognerà mai abbassare la guardia. Prepareremo una partita alla volta, scegliendo man mano i giocatori più adatti al confronto e al contesto in cui ci troveremo nel corso del campionato.

Cosa significa essere il tecnico di una squadra come le Fiamme Oro

È un’esperienza unica nel suo genere e sono felice di poterla vivere di nuovo, perché ti catapulta in una realtà che in pochi conoscono: qui si fondono due realtà,  quella sportiva e quella di una Istituzione importante come la Polizia di Stato. Conoscere dall’interno come si svolge quotidianamente la vita di chi è deputato alla nostra sicurezza, insegna molto e permette di vedere la figura del poliziotto non solo nell’ottica del tutore dell’ordine, ma soprattutto come un essere umano, con tutti i problemi e le gioie degli esseri umani, che però è chiamato a svolgere un lavoro speciale e unico nel suo genere. Lo considero un privilegio e un motivo di crescita personale. E questo, ovviamente, si riflette sugli atleti che sanno di indossare una maglia che non rappresenta solamente un club.

Senti che ci sia da portare a termine quel compito che nel 2020 era stato interrotto dal Covid?

Da allora sono passati quasi quattro anni e, insieme al mondo, è cambiato anche il nostro sport: fu un bel momento, perché eravamo in corsa nelle prime posizioni, stavamo fisicamente bene e giocavamo davvero un bel rugby. Quell’anno, nonostante lo stop forzato, abbiamo messo le basi di un progetto che sta ancora andando avanti, con giocatori giovani arrivati allora e che oggi mi ritrovo ancora in rosa ma cresciuti e migliorati sotto ogni aspetto. Questo ci deve dire che, quando le cose vengono fatte bene, i risultati arrivano; lo stop per il Covid non dobbiamo viverlo come un qualcosa che il destino ci ha portato via, ma come un esempio di come qui alle Fiamme possiamo riuscire a fare bene.

(In allegato, foto di libero utilizzo con credit “Paolo Cerino/FFOO Rugby”)