Di seguito alcune delle dichiarazioni rilasciate durante l’episodio:

Sulle sue origini basche e la sua infanzia

“Il mio nome ha origine basche, viene dal nord della Spagna, dove i miei genitori si sono trasferiti. A mia madre piacevano i nomi baschi: io mi chiamo Iker e mio fratello Unai.
Quando ero piccolo, in classe, mi costava un po’ dire il mio nome, mi presentavo e dicevo: Iker Casillas Fernandez. Tutti i miei compagni e le professoresse mi dicevano: “Iker? Che nome è?”
Oggi per fortuna ci sono tanti bambini con questo nome e sono contento se ho contribuito a far crescere il numero degli Iker in Spagna.”


“La storia della profezia del calzolaio è curiosa. Non si è avverata perché mia madre non ha voluto si compiesse. Quando mia madre era incinta, un calzolaio di Bilbao da cui era andata le chiese dove mi avrebbe fatto nascere. Quella era un’epoca molto difficile per questioni politiche, specie nei Paesi Baschi, per tutto quello che stava succedendo. Mia madre rispose che avrebbe preferito nascessi a Madrid, pensando che lì non avrebbe avuto nessun problema. Il calzolaio le disse che avrebbe dovuto farmi nascere a Bilbao perché sarei diventato un grande calciatore. Mia madre, alla fine, decise comunque di farmi nascere a Madrid. Il mio esordio è stato proprio contro l’Athletic Bilbao: la vita è davvero curiosa.”

“Navalacruz invece è un paesino piccolo, una cittadina vicino ad Ávila, distante dalla città 35 chilometri circa. 

La mia famiglia è di lì: i miei nonni sono di Ávila, i miei genitori sono nati lì. Là mi hanno visto crescere e per tutti sono semplicemente Iker. Scappo a Navalacruz ogni volta che ho l’occasione, avendola tra l’altro anche ad un’ora e un quarto da Madrid. Il paesaggio è stupendo, sei in montagna, è molto piacevole stare lì. È sempre stato così da quando sono piccolo, da quando sono nato. Tutte le estati, tutti i ponti delle vacanze, appena posso vado a trovare i miei amici.
È un altro tipo di ambiente, la gente ti tratta normalmente. Non hai la pressione, non devi concedere sempre foto. È tutto più naturale.”

La sua pagella dei portieri di oggi in Serie A:
MAIGNAN: “Sta facendo una grande stagione, ho visto alcune partite in Champions. Ha un livello molto alto, parate decisive. 7 ½

ONANA: “Dall’Ajax all’Inter, ha come secondo Handanovic anche se un po’ avanti con gli anni, ha concorrenza però sta giocando molto bene. 8 

MERET: “Lui è complicato, sa spiegare. È quello che mi dà meno l’impressione di essere un portiere. Però sta facendo una stagione spettacolare. Magari lo guardi e ti chiedi se realmente sia un portiere ma ha tutto. Quest’anno si sta confermando, già l’anno scorso l’ho visto giocare bene. 9
SZCZESNY: “Lui è più della mia generazione. Quando arrivò alla Juventus per fare da secondo a Buffon era già un potenziale titolare. Ha avuto un ottimo maestro come Gigi. Ora si è consolidato alla Juventus. 7 ½

Sulla sua lunga storia con il Real Madrid

“Io ho iniziato a giocare a 9 anni nel Real Madrid e ho smesso a 34: 25 anni con il Real. In pratica, una vita intera. Nonostante i 25 anni lì, mi sorprendo ancora quando vedo le immagini del mio esordio a 18 anni. Mi sorprende pensare che stessi giocando già e che fossi pronto per farlo: per un ragazzo di 18 anni è difficile stare in una squadra così importante.
Oggi, ad esempio, non succede così spesso; parlo per il Real ma anche per il Manchester City o il Bayern Monaco. A parte Donnarumma, che ha cominciato a giocare nel Milan da giovanissimo, non ricordo altri titolari di quell’età in grandi squadre.”

“Sono stato fortunato perché fin dai 9 anni sapevo che cosa volesse dire giocare nel Real Madrid. Ero abituato a giocare partite che finivano nel migliore dei casi 8/9-0. Se per sbaglio finiva 7-1, la pressione era così alta da farti chiedere come il portiere potesse aver preso un gol. Sono cresciuto ogni giorno con quella pressione.”

 

“Deve accadere qualcosa di significativo per far sì che uno possa cambiare squadra. Nella mia testa c’è stato sempre il Real Madrid.”

Sul ruolo “ingrato” del portiere

“Il ruolo del portiere è un po’ ingrato. Ti può capitare di fare una grande partita, essere protagonista con parate decisive. E quando fai un errore, vieni giudicato per quello.”

Sui figli e i loro primi passi come portieri

“I miei figli – ne ho due, di 7 e 9 anni – sono portieri e quindi immagina da padre come la vivo. Spero che non facciano nessun errore, che non sbaglino. Perché se l’hai vissuto tu in prima persona, sai bene cosa succede.
Un portiere ha bisogno di avere forza mentale, altrimenti diventa dura.”