A partire da oggi, mercoledì 30 novembre, è disponibile su DAZN “L’ultimo sogno”, l’esclusiva intervista a Francesc “Cesc” Fàbregas, già campione del mondo e oggi centrocampista del Como.

Dal sogno da bambino di vestire i colori dell’amata Barcellona, divenuto realtà nell’era del CT Guardiola, agli esordi con il numero 57 nell’Arsenal di Arsène Wenger, Fàbregas ripercorre la sua carriera fino al momento più bello del suo percorso calcistico: la vittoria alla Coppa del Mondo del Sudafrica nel 2010 con la nazionale spagnola. All’interno di DAZN Heroes, il campione plurititolato racconta il suo legame con il gruppo di allora, la nazionale di oggi e le sue possibilità di primeggiare al mondiale in Qatar; il rapporto con gli allenatori – Wenger, Guardiola, Conte, Mourinho – e i loro diversi stili di gioco; fino alle motivazioni che l’hanno portato a Como, la conclusione della sua avventura in campo come giocatore e l’ipotesi di allenare, un giorno, la squadra in Serie A TIM.

“L’ultimo sogno” con protagonista Fàbregas fa parte di DAZN Heroes, l’originale raccolta di incontri con i grandi personaggi calcio prodotta dalla piattaforma di live streaming sportivo.

Di seguito alcune dichiarazioni rilasciate nell’intervista esclusiva a DAZN

Sulle motivazioni che l’hanno portato a Como: Quando ho iniziato a parlare con Dennis Wise, ho visto un progetto molto sano, molto emozionante, con un margine di crescita molto, molto, importante. Tutte queste cose messe insieme hanno reso il progetto molto affascinante… Qui il progetto era talmente buono e così completo che era impossibile dire di no. Stiamo lavorando per fare una città dello sport, che io sappia in Italia non ci sono molti club che hanno un progetto così. Stiamo cercando di far crescere il nostro stadio e rinnovarlo ed è molto emozionante. Stiamo lavorando molto anche sul piano sociale con la città di Como, ospedali, scuole, vogliamo avvicinare il più possibile la comunità al club.”

“Io ho avuto molta fortuna nella mia carriera, ho vissuto momenti indimenticabili che mai avrei pensato di poter vivere. Anche questo è un momento della mia vita in cui posso imparare”

 

Le aspettative per il suo rush finale Cercherò di finire qui la mia carriera nel migliore dei modi e poi cercherò di aiutare il club in ogni modo possibile”.

 

Sulla nazionale spagnola di adesso: “Quello che si vede un po’ nella nazionale di adesso è che sono ragazzi molto giovani. Se si guarda a livello individuale, per molti la Spagna non sarebbe nemmeno tra i primi setti, nessuno la metterebbe tra le favorite, ma poi analizzo la squadra – come giocano, l’idea che hanno, come funziona questa idea, lo spirito che c’è – e sono fiducioso che si possa fare qualcosa di buono a livello di squadra al mondiale”.

 

Sulla possibilità che la nazionale spagnola vinca il mondialeIn questo momento non pensano che questi ragazzi possano essere campioni del mondo. Noi spagnoli lo speriamo e li sosterremo molto, ma non sono tra i favoriti. Noi al mondiale in Sudafrica lo eravamo, quindi la pressione era molto, molto più grande e credo che questo li aiuti molto. È una cosa positiva non avere queste pressioni in modo da poter crescere e fare cose importanti”.

 

Sul fatto che sia una parte fondamentale della storia del calcio spagnolo: “Alla fine non devo essere io a dirlo o a non dirlo. La storia parla, è tutto scritto, ci sono le foto, si può vedere. E io, quando guardo partite della nazionale spagnola, guardare determinate immagini e vedere il mio volto in molte e tanti momenti storici della nazionale, mi vedo lì e ne sono orgoglioso. Sono stati momenti molto speciali, dei momenti tra i più velli che abbia vissuto durante la mia carriera e nella mia vita e questo non può essere dimenticato”

 

Sul momento più emozionante della sua carriera: “Il momento più emozionante della mia carriera è probabilmente poter sollevare la Coppa del Mondo, quella sensazione quando in campo faccio l’assist a Iniesta e lui segna il gol… io non so sinceramente se abbia sentito internamente qualcosa di uguale, qualcosa di simile. Il rigore contro l’Italia è stato speciale. Sono stati tanti i momenti incredibili, ma se devo sceglierne uno non c’è niente di meglio che vincere una Coppa del Mondo. E lo dico io che ho avuto la fortuna di vincere praticamente tutto nel calcio. Avere quella coppa tra le mani è qualcosa di molto, molto speciale”.

 

Su dove si vede tra 5 anni: “Mi vedo come un allenatore. È difficile dire dove e come. Al Como? Sì, può darsi, ma in questo momento abbiamo qui un allenatore per cui abbiamo tanto rispetto. Alla fine, ovviamente non voglio parlare di ipotesi, però potessi sognare e scegliere, mi piacerebbe immaginarmi sulla panchina del Como. Questo sarebbe per me un sogno che diventa realtà, perché vorrà dire che avrò concluso la mia carriera qui, che abbiamo iniziato un progetto che è andato molto bene direi, e poter crescere qui ed essere allenatore del Como in Serie A sarebbe il massimo a cui può aspirare questo progetto – magari anche nel nuovo stadio, anche questo mi piacerebbe molto”