Il presidente della Divisione Calcio a 5 Luca Bergamini, intervistato nell’uscita odierna di Tuttosport, ha ripreso alcuni concetti chiave sulle riforme da attuare post Euro 2022 e sul futuro del calcio a 5.

“Il problema non è chi gestisce la Nazionale, ma fare le riforme necessarie per far diventare questo uno sport giovane, invogliando i ragazzi a giocare a futsal. Come Divisione abbiamo delle responsabilità che sono quelle di fare delle riforme che possano essere anche impopolari all’inizio, che vadano a contrastare l’album delle figurine che spesso viene fatto nelle categorie maggiori e non solo. Va premiato chi fa formazione. Servirà una trasformazione epocale che con il doppio tesseramento sarà fattibile perché si potranno prendere giocatori che escono dal calcio, con una formazione adeguata. Ci sono tante cose da fare, ma questi giorni post eliminazione sono quelli in cui ci diciamo: o cambiamo o ci andiamo a schiantare. Noi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e lo schema dei formati e non formati, per come è inteso oggi, non funziona più”.

Bergamini insiste sull’ultimo concetto: “Abbiamo fatto un incontro con Club Italia e abbiamo fatto uno schema di ripartenza dove serviranno giocatori forti, italiani e italo, che possano far crescere giovani di valore, italiani, di tutte le categorie. Dobbiamo guardare il futuro sapendo di non dover commettere gli errori del passato. Vincere per forza è una coperta corta. Noi dobbiamo creare un sistema che ci porti a vincere e che non crei presidenti insoddisfatti o il 40% di società che chiudono. La nazionale deve essere aperta a tutte le categorie e bisogna seguire il solco di quanto hanno fatto, per esempio, Finlandia e Slovenia. Ci vuole tempo, la disponibilità ad accettare la sconfitta per valorizzare chi arriverà a giocare a certi livelli”.

Tempo è la parola chiave per il presidente: “Non avendo una nostra Coverciano, tutto ciò che è d’aiuto è ben accetto. Salsomaggiore è una struttura ottima per questo aspetto. Noi dobbiamo tendere a quello, ma dobbiamo fare anche i conti con la realtà. Siamo uditori nel consiglio federale grazie a Gravina, siamo uditori nell’SGS e nel settore tecnico ma non abbiamo potere decisionale. Dobbiamo essere compatti, essere forti e guardare il futuro tutti insieme. Se vogliamo prenderci in giro, io non sono disponibile. Oggi ho le idee molto più chiare di un anno fa. Le riforme più importanti devono essere ancora fatte, ma non faremo nessun passo indietro rispetto al cambiamento che ci deve essere sullo schema che ha portato al dissesto finanziario che ha portato a tanti danni, compreso quello per le nazionali”.

Infine un passaggio su Bellarte: “Non è lui il problema, così come non lo sono chi ha convocato. Dobbiamo modificare il sistema. Trovare il colpevole sarebbe una scorciatoia. Oggi chi deve dare un segnale siamo noi e sono le società. Ci si deve assumere delle responsabilità e non fare a gara chi è più virile di altri. Se la nazionale perde, non è colpa né dei giocatori né degli allenatori, ma di chi ha generato questo sistema in cui abbiamo un’età media di 30 anni e mezzo. I non formati hanno un’età media superiore ai 35 anni che occupano l’85% degli spazi in campo. Come possiamo fare miracoli con questi numeri? I numeri non tradiscono. Dobbiamo ripartire da zero e questa è una grande opportunità. Il problema non è perdere, ma come perdi. E noi abbiamo perso fuori dal campo ancor prima di entrare in campo e dobbiamo rigenerarci”.