Una giornata importante per l’A.C. Perugia Football Academy. Dopo i 10 anni di presidenza Santopadre ecco i primi 10 anni di questo importante progetto che nel tempo è diventato una vero e proprio marchio di fabbrica della società biancorossa. A capo c’è come sempre Mauro Lucarini, nel frattempo divenuto vice-presidente, che ha sviluppato una vera e propria metodologia che ha un processo piramidale dove vengono inseriti metodi di lavoro e idee innovative che hanno portato alla nascita del Football Game.
Ecco il suo saluto e le impressioni su questa importante ricorrenza.
10 anni di Academy..un bel traguardo!
“Dieci anni e non sentirli. Sono passati così velocemente che sembra ieri l’inizio di questa splendida avventura che ci ha permesso di fare esperienze importanti ma soprattutto di conoscere tanti amici che grazie alla fiducia concessa e al loro meraviglioso entusiasmo ci spingono a migliorarci giorno dopo giorno e vivere emozioni che rimarranno indelebili per lungo tempo. Un grazie a tutti quelli che ne hanno fatto parte e sono ora insieme a noi, grazie a loro che possiamo dire di essere una vera famiglia..e quindi 10 anni di auguri per tutti”.
Perché l’idea di utilizzare il coever coaching come metodo di lavoro per affiliate e scuola calcio.
“Il coerver è stato uno dei metodi iniziali di questa avventura grazie alla sua eccellente capacità di rendere protagonista il bambino con la palla. Ma già dal primo anno abbiamo integrato la programmazione con giochi di posizione, giochi semplificati a numero ridotto, le linee guida federali e altre metodologie che ci hanno permesso di realizzare il metodo Football Game con le differenti piramidi dedicate al calciatore, alla parte motoria – coordinativa, al portiere e ai piccoli kids.
L’evento o gli eventi che ricorda con più piacere in questi 10 anni.
“Troppi e tanti, emozionanti e indimenticabili, li ricordo tutti con piacere. Cito l’ACADEMY CUP che è forse quello che racchiude tutto il mondo biancorosso. Ma anche la visita di Alfred Galustian, l’inventore del coerver coaching, nel 2015, è un avvenimento che rimarrà nella storia”.
Quante affiliate ci sono al momento.
“Abbiamo raggiunto le 130 unità considerando anche le sedi estere. Non facciamo una questione di numeri ma vogliamo avere la possibilità di vivere tante esperienze per imparare e confrontarci con loro. Sappiamo che non è facile gestire un numero così elevato di club ma lavorando sodo e sentendoli vicini anche nei momenti difficili, come è stato il periodo della pandemia, ci ha fatto capire che siamo sulla strada giusta. Semplicità, affetto, rispetto ma soprattutto tanta voglia di confronto sono le componenti giuste per andare avanti insieme”.
C’è qualche giocatore che attraverso l’affiliazione ha poi raggiunto alti livelli?
Ne cito uno, il più recente, Gabriele Corradini, ora alla Fiorentina, proveniente dall’Orvietana. Ma anche altri ragazzi stanno facendo un percorso importante.
Pensava di raggiungere tutto ciò?
“Quando a suo tempo parlai con il Presidente Santopadre di questo progetto eravamo consapevoli che solo mettendoci in discussione e credere in qualcosa che in quel momento molti avevano sottovalutato poteva permetterci, unendo lavoro e un po’ di fortuna, di raggiungere un buon risultato che oggi ha dimensioni davvero eccellenti. Il Presidente, il gruppo iniziale e quello attuale hanno creduto in tutto ciò e quello che abbiamo ne è la dimostrazione, anche se il ruolo principale spetta sempre alle affiliate”.
Un parere sul livello del calcio giovanile in Italia e differenze con l’Europa.
Credo che oggi tutte le Federazioni stiano investendo sul calcio giovanile facendolo con attenzione e meticolosità nonostante altre lo facessero già da molto tempo. Naturale che ognuno lo fa in modo diverso, con le risorse che dispone e con la propria ideologia di calcio. “Investiamo sui giovani” è una frase che si sente spesso ma le componenti e le realtà devono essere compatte e decise a metterlo in pratica. Credo che oggi si debba parlare di coraggio, programmazione e idee che all’Italia non mancano di certo per permetterci di avvicinarci a qualche realtà Europea che ne ha fatto un cavallo di battaglia”.