La Sagra del Pane di Piobesi Torinese continua il suo percorso di crescita, con l’ormai tradizionale patrocinio della Città Metropolitana di Torino. La Sagra, nata quasi timidamente attorno all’antico forno della borgata di Tetti Cavalloni, è giunta alla diciannovesima edizione e si è ricavata un suo spazio nel panorama delle manifestazioni legate ai prodotti tipici e alle tradizioni locali.

Domenica 26 settembre nel suggestivo centro storico medioevale di Piobesi sono in programma la mostra mercato dei prodotti agricoli locali e le degustazioni a cura dell’associazione dei produttori del pane dolce tradizionale “Caritôn”, inserito nel 2013 nel “Paniere” dell’allora Provincia di Torino. Dal chicco di grano alla produzione del pane, è inoltre in mostra la filiera della farina di Stupinigi, che tanto interesse sta suscitando tra i consumatori più attenti ai prodotti a Km zero. A completare il programma della giornata vi sono lesposizione di trattori e di auto d’epoca, la quinta edizione del raduno degli appassionati della Vespa Piaggio, lo street food, le animazioni e i giochi per le famiglie, la passeggiata musicale della Filarmonica Piobesina, la possibilità di salire sulla panoramica torre medioevale che domina il paese, le visite guidate gratuite alla chiesa dello Spirito Santo a cura dell’associazione Carignano Cultura e Turismo, le visite al castello che nel XIX secolo ospitò gli ambasciatori di Prussia e Stati Uniti alla corte sabauda, curate dal gruppo dei Ciceronijunior e dall’Accademia Internazionale di Alta Cucina e Pasticceria IFSE, che ha sede nel maniero.

Il castello di Piobesi ospita anche una fornitissima biblioteca civica, nella cui sede, venerdì 24 settembre alle 20,30, è in programma l’incontro “Le Parole che curano”, un live radiofonico con Antonio Damasco, direttore dellaRete Italiana di Cultura Popolare. “Le parole che curano” è un viaggio radiofonico in cinque luoghi speciali per un’unica narrazione guidata da Damasco, in una diretta costruita insieme al pubblico e ai suoi stati d’animo, grazie alla radio che va ad abitare piazze, terrazzi e cortili. Sabato 25 la “civica” di Piobesi partecipa invece alla Festa delle Biblioteche, con un programma per adulti e ragazzi dedicato all’ambiente e all’ecologia.

Per partecipare alle visite guidate, ai laboratori e alla serata del 24 settembre è obbligatoria la prenotazione, chiamando il numero telefonico 334-1974912 oppure scrivendo a socialeecultura@comune.piobesi.to.it

IL “CARITÔN” DI PIOBESI, DOLCE “POVERO” DELLA TRADIZIONE PIEMONTESE

Il termine “Caritôn” affonda le sue radici nelle tradizioni rurali locali, abbinato, con alcune varianti nel nome, al dolce anticipatore del tradizionale panettone natalizio. Un tempo veniva confezionato con gli avanzi della pasta preparata per il pane, a cui si aggiungevano un po’ di zucchero e l’uva fragola. Gli acini interi, inseriti nell’impasto, conferiscono alla fetta appena tagliata una colorazione vivace e caratteristica. Il “Caritôn” non è una esclusività di Piobesi Torinese, poiché viene confezionato anche dai panettieri e pasticceri dei paesi limitrofi: Castagnole Piemonte, Carignano, Pancalieri, Vinovo, Virle e Osasio.

La produzione del “Caritôn” è il frutto dell’ingegno degli affiliati alle confraternite laiche, che, fin dal 1700, producevano i cosiddetti “Pani della carità”, utilizzando l’uva fragola in autunno e nella prima parte dell’inverno. I Pani della carità venivano benedetti ed elargiti ai poveri dalla chiesa e dalle confraternite in occasioni particolari: in genere durante le festività maggiori o le feste patronali. Il termine che designa il dolce è diffuso in una vasta area, che va dal Po alle Langhe, dal Roero all’Astigiano.

Tuttavia il termine “Caritôn” si riferisce a dolci di vario genere che, pur avendo un’origine comune, si differenziano per la forma e gli ingredienti. Inizialmente confezionato con pasta di pane, a volte addizionato di burro, il “Caritôn” è diventato col tempo un vero e proprio dolce, con l’utilizzo di un impasto di farina dolcificata. Si presenta oggi come una focaccia piatta. Per confezionarlo, su un piatto di pasta lievitata si pone un coperchio anch’esso di pasta, saldato alla base col risvolto dei bordi. Sul fondo si pongono a spirale o a cerchi concentrici gli acini di uva fragola. Durante la cottura in forno, gli acini rilasciano il succo, il quale, in parte, va a legarsi all’impasto. Il “coperchio” del Caritôn è arricchito da una glassatura o spolveratura esterna di zucchero in granelli.

In questo il Caritôn si differenzia nettamente da un dolce simile, prodotto in Toscana, nel quale però l’uva è mescolata all’impasto. L’utilizzo dell’uva fragola o talvolta delle mele cotogne, ha probabilmente sostituito in tempi recenti l’uso antico di acini di uve adattate alla pianura, la cui coltura è ampiamente documentata in Piemonte nei secoli scorsi. La forma più antica di Caritôn è ancora oggi confezionata a Castagnole Piemonte e nella borgata Tetti Cavalloni di Piobesi, dove alla pasta del pane, posta a lievitare, vengono aggiunti gli acini e lo zucchero. Gli ingredienti per l’impasto sono: pasta del pane (preparata con farina 00, acqua, sale fino e lievito di birra, eventuale strutto), burro, zucchero, uva fragola (Vitis lambrusca o Vitis vinifera) fresca o appassita naturalmente per poche ore, olio d’oliva, scorza di limone, eventuali uova fresche. Il Caritôn viene venduto a peso nel tradizionale sacchetto del pane o avvolto in cellophane da confezione.