Dopo un anno straordinario la Lazio Nuoto Paralimpica vedrà due dei suoi tesserati impegnati alle Paralimpiadi in scena dal 24 agosto a Tokyo. Mister Cacciamano: “Un risultato incredibile”.
Campioni d’Italia al termine del primo campionato nazionale di pallanuoto, secondi classificati ai campionati di società di nuoto, secondi in Coppa Italia sia maschile che femminile. Sono questi i risultati più eclatanti della stagione della Lazio Nuoto Paralimpica, una realtà consolidata e affermata grazie al lavoro incredibile di atleti e tecnici, supportati costantemente dalla società biancoceleste con il contributo decisivo della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale guidata dal presidente Emmanuele Emanuele.
Il tutto alla vigilia delle Paralimpiadi di Tokyo che vedranno impegnati, con grande attesa e speranza di medaglie, due tesserati biancocelesti: i nuotatori Antonio Fantin e Federico Bassani, selezionati dal CT Riccardo Vernole, vero motore essenziale dell’intero movimento.
In vista di questo straordinario appuntamento abbiamo raccolto le parole del tecnico della Lazio Nuoto Paralimpica, Gianluca Cacciamano in questa interessante intervista:
Come è nata la sezione della S.S. Lazio Nuoto Paralimpica?
“Noi nasciamo dalle ceneri del Santa Lucia, una clinica di riabilitazione che per anni ha avuto un settore di nuoto paralimpico. Essa risale sin dagli anni 80 e per più di 30 anni è stata presente nello sport. Purtroppo, nel 2014 la struttura chiuse per problemi economici, ma per fortuna fummo accolti dalla Lazio Nuoto, che accettò sin da subito di sposare questo progetto specifico nel paralimpico”.
Quanti iscritti avete all’interno della sezione paralimpica?
“Circa 30-35 atleti tesserati. Siamo una delle compagini più numerose a livello nazionale. La fascia d’età dei nostri atleti parte dagli 11-12 anni, fino ad arrivare agli over 50, che tra l’altro devo ammettere sono davvero molto forti”.
Quali sono stati i maggiori traguardi ottenuti?
“Quest’anno ci siamo laureati Campioni d’Italia con la pallanuoto, secondi nel Nuoto”.
Quanto ha influito la pandemia nei vostri atleti?
“Abbiamo fatto sempre il possibile per i nostri atleti, nonostante ciò, le chiusure hanno indubbiamente condizionato l’attività. Nell’ultimo anno e mezzo e con grossi sacrifici, i nostri tesserati si sono allenati un massimo di 2-3 volte a settimana e inoltre, le gare effettuate sono state poche rispetto al numero reale. Nonostante ciò, abbiamo portato a casa diverse medaglie e questo ci gratifica tantissimo. Abbiamo qualificato alcuni nostri atleti ai Giochi Paralimpici di Tokio 2021″.
Cosa si prova ad avere nella propria società dei ragazzi che andranno alle paralimpiadi?
“Ovviamente da tecnico è una soddisfazione enorme, soprattutto dopo il periodo che stiamo ancora trascorrendo e tutto quello che abbiamo passato. Seguire gli allenamenti dei nostri atleti con molta costanza e attenzione, ci ha portato a fargli raggiungere il traguardo massimo. È un risultato incredibile, il più importante che la nostra società abbia potuto raggiungere. Avere degli atleti in una manifestazione sportiva di livello mondiale, non è affatto cosa da poco. È giusto presentarli: Antonio Fantin vive a Lignano, è tesserato sia con noi che con le Fiamme Oro e negli ultimi anni ha raggiunto tantissimi record del mondo. Un atleta incredibile. L’altro invece è Federico Bassani, ragazzo non vedente ma che settimanalmente si dà un gran da fare. Ha strappato la qualifica all’ultimo secondo. Nessuno se lo aspettava e nemmeno lui. Quando è stato convocato è stata un’emozione enorme, perché abbiamo visto i sacrifici che fa e sono stati tutti ripagati. Per lui è una gioia speciale, in quanto è tesserato alla Lazio”.
Cosa differenzia allenare ragazzi normodotati da atleti con determinate problematiche fisiche?
“Vanto un’esperienza importante nel settore e per fortuna ho avuto modo di allenare in entrambi i casi. Dal punto di vista tecnico è più complesso allenare atleti paralimpici, perché ognuno ha le sue specificità. Non c’è una standardizzazione dell’allenamento e delle tecniche da mettere all’opera. Per ognuno di loro bisogna fare delle analisi differenti. Con i normodotati invece è più semplice. In entrambi i casi però, al di là delle differenze, curo molto l’aspetto e l’importanza della forza del gruppo. Credo sia un fattore determinante e che faccia davvero tanta differenza. Ci credo tantissimo. Allenare l’atleta singolarmente può risultare meno motivante per lui stesso e magari anche per l’allenatore, a differenza invece dello stare tutti insieme. Avere sempre qualcuno con cui confrontarsi, da cui prendere spunto, creando così quel tipo di competizione positiva che aiuta a crescere come gruppo e come individuo”.
Che spunto possono prendere gli atleti normodotati dagli atleti diversamente abili?
“Vedere da normodotato i sacrifici che fanno i ragazzi diversamente abili, è davvero un grosso stimolo. A guardarli nuotare da fuori la piscina neanche te ne rendi conto che hanno delle problematiche non indifferenti. D’altronde loro hanno sviluppato la capacità di saper stare in acqua. Si sono adattati, è come se fossero dei pesci”.
Quali sono i vostri obiettivi in vista della prossima stagione?
“Per la prossima stagione vogliamo continuare il nostro processo di crescita. Abbiamo atleti giovani e la nostra intenzione è di migliorarli sempre di più. Inoltre, dobbiamo consolidare e dare i giusti stimoli agli atleti più grandi d’età. Il nostro obiettivo maggiore è Parigi 2024. Se oggi abbiamo 2 atleti a Tokio, a Parigi dobbiamo almeno portarne 4. Andiamo dritti verso questa strada. Confermarci attivamente come società ai vertici a livello nazionale e portare almeno uno scudetto anche nel nuoto e non solo nella pallanuoto”.