Percorsi comuni, da persone della stessa famiglia, e poi, quasi in forma naturale, le direzioni non sono più le stesse: può essere sintetizzato così il binomio An Brescia – Nicholas Presciutti. Dopo sei stagioni e mezza, il difensore classe 1993 non fa più parte del club biancazzurro ma il dispiacere della partenza è attenuato dalla forza del legame che si è creato tra l’An e l’atleta.
«Grinta, passione, genuinità, ferrea voglia di vincere – dice il presidente del team bresciano, Andrea Malchiodi -: sono queste le caratteristiche che hanno fatto di Nicholas uno dei giocatori più amati dal nostro pubblico. A Brescia è arrivato ragazzino e lo consideriamo un figlio adottivo. Qui è cresciuto fino ad arrivare ad essere un giocatore stabile nella nazionale italiana e a vincere una medaglia olimpica, traguardo che, tuttora, rappresenta una grande soddisfazione per la nostra società. Insieme a Nicholas abbiamo vissuto momenti di grandi emozioni, lo ringrazio di cuore per quello che ha dato all’An Brescia, come atleta e per il suo attaccamento alla società. Gli auguro un luminoso proseguimento di carriera».
«Da parte mia – ribatte l’ormai ex numero 9 dell’An -, non posso che ringraziare con tutto il cuore la società An per avermi dato l’opportunità di arrivare ai più alti livelli della pallanuoto. A Brescia ho vissuto anni davvero speciali, uno più bello dell’altro; ho incrociato tanti campioni da cui ho avuto modo di imparare molto, un grosso grazie va anche a loro. Certamente, un sentitissimo riconoscimento non può che andare a Sandro Bovo, figura fondamentale per la mia crescita. Brescia m’ha preparato ad affrontare le sfide più dure ed ora mi accingo ad affrontarne un’altra, con lo spirito che ha sempre contraddistinto e con tutto quello che ho acquisito nell’importante esperienza bresciana. Anche al di fuori dell’ambito sportivo, la città mi ha dato tanto e rimango affascinato dalla brescianità, i miei anni passati qui rimarranno nel cuore. Per come è finita questa stagione e per i titoli mancati d’un soffio, resta del rammarico, anche considerando che li avrei condivisi con mio fratello Christian; però si deve guardare avanti e, ora, le strade si dividono. È un po’ come andar via da casa, più o meno, provo le stesse sensazioni di quando, a sedici anni, ho cominciato a girare per realizzare i miei sogni di atleta: da un lato, sono curioso di scoprire cosa mi riserva il futuro, dall’altro, sento forte il legame con un ambiente, quello bresciano, che m’ha formato».