Dopo un lungo silenzio, non lo ascoltiamo dall’ultima partita giocata e vinta dal suo Sanga a Mantova il 15 febbraio u.s., parla Coach Pinotti, il Fondatore del Sanga, il “Patròn” come lo chiamano molti ma impropriamente. Lui dice che l’unico Patròn è il Padreterno e che il Suo operare va sotto il nome di “Provvidenza”. Che poi se gli fai una domanda diretta al Pinotti, ti snocciola nomi e cognomi di persone in carne e ossa che sono la reale Provvidenza, coloro che sostengono il tutto anche ma non solo economicamente. Sono i reali sottoscrittori del “Progetto Sanga” un progetto fatto da tantissime persone, tutte indispensabili tanto quanto un unico Patròn che non esiste. Al Sanga non c’è ne “Dio” ne “Padrone”, ma una Comunità molto attiva fatta da chi opera quotidianamente sul territorio e nelle palestre.
Franz, come trascorri questo tuo Tempo di forzata permanenza in casa?
Innanzitutto con responsabilità. So che stando a casa faccio il mio dovere. E’ quello che posso fare per aiutare la Comunità. Naturalmente rimango molto attivo, grazie alla moderna tecnologia che ci permette di arrivare ovunque stando in una stanza, e cerco di aiutare e sostenere, come posso, chi ha bisogno. Oltre a pensare da casa, attraverso riunioni online, il mondo che verrà.
Parliamo di pallacanestro. Dividiamo un prima da un dopo questa terribile pandemia…
Il prima era un tempo di gioia e rapida ascesa di tutto il nostro movimento. Ricevuto l’Ambrogino d’oro dalle mani del nostro Sindaco Beppe Sala, lo abbiamo considerato l’ennesimo punto di partenza. Agonisticamente stavamo preparandoci a un finale di stagione scoppiettante con ben più di un gruppo. Per quanto riguarda la serie A, eravamo in “stato di flow”, giocando con la mente libera da condizionamenti, e credo che nessun risultato ci fosse precluso. Mi sarebbe piaciuto molto vedere come sarebbe potuta finire questa stagione. Sentivo nell’aria lo stesso profumo dell’AS 2012/2013, potevamo essere la vera sorpresa della stagione. Ma si sa che senza prove, non c’è molto da dire, se non la voglia di ricominciare da dove avevamo terminato;
…e adesso?
Adesso ci ritroviamo alle porte della più grande crisi economica dal dopo guerra a oggi. E come tutte le crisi, bisognerà trovare il modo di risorgere tirandosi su le maniche e fondando le proprie forze sulla creatività di una nuova visione sul mondo. Il Covid 19 ha portato malattia e morte, ma con esse una grande occasione per ripensare il nostro modo di vivere.
Avrai letto cosa ha deciso la Fip per sostenere le società sportive
Si. Quattromilioni di euro, risparmiati dal fermo agonistico estivo delle nazionali, impiegati tagliando importanti costi, ma non sufficienti. Soprattutto pensando alle società che svolgono campionati nazionali. Qui serve più coraggio per fare scelte che vadano nel segno di un vero rinnovamento di tutto il nostro movimento. Ripeto, questa terribile situazione deve diventare una grande occasione per riflettere e ripensare tutto ciò che viviamo, vita, lavoro, società, anche affetti e dunque pallacanestro compresa. Ma ci vuole una visione precisa e il coraggio di renderla possibile.
Proposte concrete?
Per quanto riguarda la pallacanestro femminile abbiamo bisogno di un segnale forte e dedicato allo sport di genere, per il quale mi aspetto una maggior attenzione. Per quanto riguarda lo Sport più in generale, si dovrebbe scrivere una legge ad hoc che permetta la defiscalizzazione di ogni tipo di sostegno, sia privato che aziendale, sia come sponsorizzazioni che come erogazioni liberali, a chi sostiene il mondo dello sport. Ma non briciole. Servono incentivi forti che permettano di recuperare soldi, ripeto, dalle aziende ma anche dai privati.
C’è qualcosa che potrebbero fare la Federazione e la Lega?
Certo che si, e me lo aspetto nelle prossime settimane. Oltre alla totale revisione di molti balzelli inutili, tipo multe esagerate per situazioni come ritardi di ambulanza e dottori che arrivano sempre prima dell’inizio della gara, ma non di quel tempo fatidico richiesto dal regolamento e per cui vieni punito con multe salatissime, manco avessi causato “danni perpetui”; si devono tagliare le tasse gara, anche solo semplicemente utilizzando arbitri regionali invece di farli viaggiare per l’Italia con alberghi e costi viaggio che possono essere molto più contenuti. Ma non basta. I costi di iscrizione alle leghe devono essere ridotti di almeno il 50%. Si tratta di stringere la cinghia tutti quanti per almeno un paio d’anni, per permettere alle società di sopravvivere mantenendo alta la qualità agonistica. Se anche tu oggi mi dessi in cambio il miglior servizio del mondo, ma io non avessi con che pagartelo, a cosa servirebbe? Il rovescio della medaglia sarà vedere giocare in serie A tanti gruppi giovanili che pagheranno il doppio onere della non crescita individuale e dell’allontanamento definitivo degli sponsor per il basso livello qualitativo del prodotto.
E purtroppo andranno ritoccati anche i NAS. I famosi premi di incentivazione che come sono organizzati sono un boomerang negativo. Infatti, premesso che tutti ne riceviamo chi più chi meno un “beneficio”, per avere ragazze cresciute nel nostro vivaio che giocano altrove, questo beneficio non riuscirà mai a pareggiare i conti. Da un lato spendiamo molto di più di quel che riceviamo e dall’altro non lasciamo il giusto tempo di formazione giovanile alle nostre giovani.
Prova a farci un esempio concreto, in modo che possiamo capire meglio…
Pensa alla differenza che esiste tra un parametro di serie A2, in cui paghi 2.500 euro per tesserare una giocatrice, e un parametro di serie B in cui paghi 250 euro. In pratica con quello che paghi per una giocatrice in serie A2, prendi 10 giocatrici in serie B. Una doppia beffa, se pensi che forse la serie B servirebbe meglio a un gruppo giovanile che a schierare ex campionesse, e se pensi che una tua società concorrente che milita in B, può offrire proporzionalmente a una tua stessa giocatrice un compenso più alto di te che militi in A2. Il risultato? Che la maggior parte delle società scelgono 5 ottime giocatrici per le quali pagano il parametro, e poi già la sesta/settima giocatrice vengono scelte tra giovani cosiddette “di valore”, per completare fino alla dodicesima con ragazzine del tuo vivaio, alle quali togli ore importanti di formazione giovanile per farle allenare in un gruppo senior dove non vedranno mai il campo. Appunto un boomerang negativo.
Quindi facendo due conti ?
Davanti a un parametro dimezzato è molto probabile che molte più tue giocatrici possano essere scelte per la serie A2. Infatti i tuoi 4 “fenomeni” che prima ti “fruttavano” 10mila euro, ora ti “frutterebbero solo” 5mila euro, ma sommati ad altri 12.500 euro per tue altre 10 giocatrici scelte per completare i roster di A2 anziché svernare in B, tu società incasseresti ben 17mila euro contro i 12.500 che incassavi prima. In pratica, abbassando i parametri tutti ci guadagneremmo, sia in entrata (aumentano) che in uscita (si riducono i costi) e semplicemente perché verrebbe ampliato il tuo “parco giocatrici” di buon livello. Senza contare la possibilità di crescita che dai a tutte queste ragazze, quando viceversa, togliendo loro la possibilità di giocare come sesta/settima/ottava giocatrice, le stai di fatto relegando per sempre a essere comprimarie inespresse.
E per i settori giovanili?
Da sempre sono convinto che non è il titolo vinto la cosa più importante in assoluto, ma l’esperienza e l’emozione che il percorso per arrivarci lascia in ogni protagonista dell’intera competizione. Da qualche anno a Milano, in Piazza della Regione, si giocano le Finali regionali di tutte le categorie femminili e maschili, con l’organizzazione di eventi anche formativi per Allenatori e Istruttori. Ecco, questo tipo di “Visione Promozionale”, addirittura un campo professionale in Piazza, è davvero non solo geniale ma propedeutica al far crescere il movimento. Dunque ogni volta che mi siedo a pensare che cosa è meglio fare per il settore giovanile, oltre al puro agonismo, mi devo chiedere… Come posso rendere questa competizione un momento di promozione del nostro sport? Come posso arrivare alla gente che normalmente non sa neppure cosa facciamo? Come posso gratificare i miei stessi tesserati nel modo più ampio possibile, perché siano felici di praticare questo sport e, soprattutto, emozionarsi? Perché vedi, non ci si emoziona nel vincere o nel perdere anche di tanti a pochi (ma chissene…), ci si emoziona nel Partecipare.
E questo ce lo siamo tutti purtroppo dimenticato. Negli ultimi anni organizziamo solo competizioni di fenomeni per fenomeni. In pratica per quegli addetti ai lavori che non ci portano nulla di nuovo. E siamo come il gatto che si morde la coda. Il movimento, salvo casi davvero rari ma che ci sono, si richiude su se stesso.