Grazie agli sforzi congiunti tra industria dell’auto e dell’energia, e ai significativi risultati già conseguiti dai veicoli benzina e diesel in fatto di riduzione delle emissioni inquinanti (PM, CO, NOx), l’Italia riuscirà a sfiorare l’obiettivo 2030 – ridurre a 49 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti le emissioni di “gas serra” – in uno scenario tendenziale che non prevede politiche incentivanti.
Il settore automobilistico, infatti, contribuirà per 54,5 Mt di CO2 eq, sforando l’obiettivo solo dell’11 per cento. Per ridurre i 5 milioni di tonnellate di CO2 eq in eccesso, occorrerà, invece, adottare politiche che incentivino la sostituzione dei mezzi di trasporto più vecchi e più inquinanti, sia pubblici che privati, e promuovano il trasporto pubblico e la mobilità condivisa e ciclopedonale.

È questo, in estrema sintesi, quanto emerge da “Per una transizione energetica eco-razionale della mobilità automobilistica”, lo studio realizzato da Fondazione Caracciolo – Centro Studi dell’Automobile Club d’Italia, ENEA e CNR-Dipartimento di Ingegneria, ICT e Tecnologie per l’Energia e i Trasporti, presentato questa mattina a Roma, in occasione della “74ma Conferenza del Traffico e della Circolazione”, alla presenza del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, della Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli.

“L’approfondito studio della Fondazione Caracciolo ci consegna un chiaro e reale scenario sul futuro della nostra mobilità – ha dichiarato il Presidente ACI, Ing. Angelo Sticchi Damiani. Grazie alla costante evoluzione delle tecnologie, alla naturale crescita dell’elettrificazione dei veicoli e alle spontanee scelte del mercato, progressivamente e senza forzature, è possibile raggiungere una nuova mobilità sostenibile, che salvaguardi il diritto universale alla mobilità, specie nelle aree metropolitane, e garantisca un significativo miglioramento della qualità dell’aria e la tenuta del forte settore automotive italiano. La transizione eco-razionale della mobilità – ha proseguito Sticchi Damiani – consentirà di raggiungere il contenimento delle emissioni di C02 su livelli prossimi agli obiettivi fissati dall’Europa al 2030. Un’ulteriore auspicabile accelerazione di questo percorso potrà arrivare dal sostegno a rottamare le vecchie auto da Euro 0 a 3, le più inquinanti, con auto più sicure e avanzate, quali, ovviamente, le ultimissime Euro 6d e come anche le recenti e più accessibili Euro 4 e Euro 5.”

“Ciascun motore e vettore energetico – ha sottolineato Giuseppina Fusco, Presidente della Fondazione Caracciolo – apporterà un contributo importante agli obiettivi di decarbonizzazione nel nostro Paese, in virtù degli investimenti in atto e in programma per i prossimi anni. È necessario, quindi, un quadro regolatorio chiaro e certo che, in ottica di neutralità tecnologica, consenta alle imprese di proseguire nelle strategie di investimento, leva centrale dell’evoluzione energetica dell’automobile, potendo contare su una prospettiva di lungo termine definito. Le scelte di policy – ha concluso la Presidente Fusco – dovranno essere fondate su criteri di eco-razionalità, che coniughino le esigenze ambientali con quelle economiche e sociali, così da conseguire l’obiettivo minimizzando i costi per la collettività”.

Scenario 2030
Secondo lo studio ACI-CNR-ENEA – in uno scenario tendenziale, che non sconti politiche di intervento – nel 2030, le auto termiche rappresenteranno l’82% del parco circolante, le ibride il 10%, le elettriche (BEV e PHEV) quasi il 9%.

Investire promozione TPL e sostituzione mezzi più inquinanti
Efficientamento e promozione di TPL e mobilità condivisa e ciclopedonale, riducono le emissioni climalteranti (fino a 49 Mt di CO2 eq) e migliorano qualità dei trasporti e vivibilità delle città. Una pianificazione eco-razionale della mobilità deve, quindi, prevedere investimenti per l’eliminazione o la sostituzione con usato recente dei quasi 14 milioni di auto ante Euro 4 (il 35% del parco circolante) e per lo svecchiamento dei mezzi pubblici, sostituendo gli autobus Diesel Euro 3 (il 60% del parco autobus nazionale), con modelli elettrici alimentati da energie rinnovabili (ogni sostituzione comporta una riduzione delle esternalità ambientali pari a 24.055 Euro l’anno).

Valutare emissioni durante intero ciclo di vita dei mezzi di trasporto
ACI, CNR ed ENEA sottolineano che – dato che i veicoli non inquinano soltanto nella fase d’uso – le emissioni devono essere valutate durante tutte le fasi del ciclo di vita: produzione, distribuzione, trasporto, uso, dismissione e riuso. Nella fase di produzione, ad esempio, le auto elettriche emettono l’82% in più di CO2 di quelle termiche, per recuperare nella fase d’esercizio, arrivando a “pareggio emissivo” dopo circa 45.000 km. Con l’aumento delle percorrenze, però, aumentano i vantaggi emissivi dell’auto elettrica: a 150.000 km l’auto elettrica produce emissioni di CO2 inferiori di almeno il 20% di un’autovettura termica.
A proposito di auto elettriche, lo studio invita a considerare il fatto che con la diffusione dell’auto elettrica e con i minori consumi legati al progresso dei motori, si ridurranno le entrate fiscali derivanti dalle accise sui carburanti che nel 2018 hanno generato – per le sole autovetture – entrate pari a 18,474 miliardi.
Non va, inoltre, sottovalutato il rilevante contributo che anche i veicoli ibridi, a metano e GPL potranno offrire al raggiungimento dei target ambientali. Un veicolo a metano, ad esempio, presenta oggi emissioni inferiori a 95 g CO2/km: un valore già in linea con gli obiettivi europei.

Evitare che transizione all’elettrico penalizzi fasce sociali meno abbienti
ACI, CNR ed ENEA, infine, invitano a scongiurare il paradosso di una transizione all’elettrico che gravi sulle spalle delle fasce sociali meno abbienti. In alcune regioni, grazie agli incentivi per l’acquisto di un’automobile elettrica, si può arrivare ad un risparmio di 16.000 euro, anche per modelli di alta gamma, che rimangono tuttavia, fuori dalla portata di un’ampia fascia della popolazione.
Inoltre, nonostante i moderni veicoli euro 6 abbiano ridotto sensibilmente le emissioni, nonché migliorato gli standard di sicurezza (un veicolo di recente immatricolazione ha quasi il 50% di probabilità in meno di essere coinvolto in un incidente stradale grave), nelle regioni con PIL pro-capite più basso, solo un veicolo su 10 è di classe Euro 6.