Ai raggi X l’impegno dei sistemi frenanti della classe regina sul circuito di Silverstone
Dal 2 al 4 settembre il circuito di Silverstone ospita il 12° appuntamento del Mondiale 2016 della MotoGP. Situato a metà strada tra Oxford e Northampton, è stato edificato dove un tempo sorgeva un aeroporto militare. Con i suoi 5,9 km di lunghezza è la pista più lunga e una delle più veloci del Campionato del Mondo. La pista britannica è caratterizzata da numerosi rettilinei, curvoni veloci e frenate poco impegnative che consentono un buon raffreddamento degli impianti frenanti. La pioggia, molto frequente, comporta l’impiego di dischi in acciaio al posto dei tradizionali in carbonio: nel 2015, sotto un nubifragio, Valentino Rossi fece valere la sua esperienza per vincere davanti a Danilo Petrucci.
Secondo i tecnici Brembo, che hanno a che fare con tutti i piloti della MotoGP (Brembo fornisce il 100 per cento dei piloti della classe regina), il circuito di Silverstone rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 3, ottenuto anche da altre 8 piste, inclusa Misano, che ospiterà il prossimo GP.
L’impegno dei freni durante il GP
Pur essendoci 18 curve (10 a destra ed 8 a sinistra) le MotoGP fanno ricorso ai freni solo 11 volte al giro. Inoltre, l’assenza di rettilinei lunghissimi impedisce ai prototipi di raggiungere velocità superiori ai 300 km/h con l’unica eccezione del rettilineo di 770 metri (Hangar Straight), che conduce alla Stowe, al termine del quale le moto arrivano a 330 km/h.
Così, pur essendo i tempi sul giro superiori ai 2 minuti, i freni vengono utilizzati per meno di 34 secondi. Di conseguenza anche la decelerazione media è contenuta: 1,20 g. Sommando tutte le forze esercitate da un pilota sulla leva del freno nell’intero GP il valore supera i 10 quintali e mezzo, equivalente al peso di 6.000 dischi dei Beatles.
Le frenate più impegnative
Delle 11 frenate del circuito di Silverstone nessuna è considerata altamente impegnativa per i freni; mentre 7 sono di media difficoltà e 4 sono light.
La curva Stowe (la numero 7), il cui nome discende dalla Stowe School situata lì vicino, comporta una diminuzione di velocità superiore ai 210 km/h: i piloti vi arrivano a 330 km/h e frenano per 4,5 secondi, esercitando una forza di 6,9 kg sulla leva del freno per scendere a 112 km/h. Per riuscirci impiegano 252 metri, equivalenti a meno della lunghezza della buca 9 di par 4 del campo di St. Andrews.
Persino più lunga, in termini di tempo (4,9 secondi) e spazio (259 metri) necessari, è la Brooklands (curva 16): le moto passano da 299 km/h a 97 km/h, ma il carico sulla leva è di “solo” 5,7 kg.
La curva Vale (numero 8), che a differenza di quanto si possa credere non è intitolata a Valentino Rossi, ma al distretto di Aylesbury Vale, è quella affrontata alla velocità più bassa: 65 km/h, per ottenere i quali l’impianto frenante è impiegato per 4,1 secondi e la sua pressione raggiunge gli 11 bar.
Solo accennata è invece la frenata alla Becketts (curva 4) perché per restare in pista i piloti devono ridurre la velocità di 22 km/h: bastano loro 1,1 secondi e 46 metri, meno della larghezza di un campo da calcio.
Vittorie Brembo
Nelle 39 edizioni del GP di Gran Bretagna a cui hanno preso parte, le moto con freni Brembo si sono aggiudicate 25 volte la gara delle 500-MotoGP. Tredici successi li ha ottenuti la Honda, 10 la Yamaha e 2 la Ducati. Con la vittoria dell’anno scorso sono 6 i trionfi di Valentino Rossi.
Ufficio Stampa