Abecedario cestistico
A come Armwood.
A ben pensarci a lui si deve in origine un contributo essenziale per quanto riguarda la storica vittoria di Brescia. E questo per due ragioni. In primis il suo polso malandato fa i capricci e lo costringe a sostare in panca “solitario y final”, i suoi compagni per non farlo sentire in colpa giocano la partita della vita. In secundis Coach Diana in settimana prepara la gara tutta su Zeek, facendo “una capa tanta” ai suoi su come fermare il watusso teatino. I bresciani, affranti, lo cercano in campo senza sosta, Monaldi & Company ne approfittano.
C come Cedro
Il Gallo Cedrone, detto anche Urogallo, si è estinto sulle Alpi Occidentali ma è ancora presente nelle zone montuose della Lombardia. Un esemplare di gran pregio è migrato in terra d’Abruzzi, non vive di bacche e insetti ma di basket e canestri. Disegna schemi e zone “meciappate”, guidando un nugolo di implumi alla difficile arte del volo sotto le plance. Sua specialità è confondere e imbrigliare chi vorrebbe metterlo allo spiedo. A volte ritorna in terra padana per salutare i suoi consimili e mostrare la bellezza dei suoi piumaggi. E vola, vola, vola … lu Cedrone!
D come Diego
E già da un pó che il Dieguito dell’Agro Romano è tornato ad essere protagonista di questa squadra ma di sicuro la prestazione di Brescia è da annoverare tra le più belle in maglia Proger. Attacca il ferro come piace al Cedro e tira con la precisione di un arciere zen, Brescia impazzisce a stargli dietro ma lui, rapido e ispirato, schizza via da tutte le parti come una pallina da flipper. Anche sul pullman, nel lungo ritorno verso casa, manco fosse il coniglietto della Duracell è ben lungi da placare la sua frenesia. S’impegna così ad immortalarsi con selfie “imbarazzanti” al cospetto dei suoi compagni di viaggio esausti e dormienti.
G come Guardia
AAA Cercasi guardia, portatore palla, capace di attaccare il ferro, buon difensore e giocatore di sistema. Astenersi perdigiorno e ali piccole.
I come Ivan
Serviti tutti quelli che lo vedevano rotondetto a causa delle “rrustelle”, il Terribile è tornato a fare strage di canestri. Messo sulla bilancia, come tutti i suoi compagni, assomma quattro etti di tonicità muscolare in più, grazie al lavoro in palestra. Forza, potenza e … precisione chirurgica! Nei primi due quarti addenta i glutei della Leonessa con un 5/6 da tre, che tramortisce la povera e dolente felina bresciana. Come ogni cecchino vive dell’ispirazione ma anche quando non è in serata fa sempre il suo, a sostegno della squadra. Go Ivan go!
J come Jacopo
Uno che nasce a Padova e si chiama Jacopo, non può che evocare i colli Euganei di foscoliana memoria. Le ultime lettere di Japo Ortiz però mal s’addicono a Jacopone Vedovato, sul quale gli scettici da Bar dello Sport mugugnavano ad ogni piè sospinto, dubitando non poco sulle sue potenzialità. “All’apparir del vero”, come direbbe Leopardi, con Armwood in infermeria, il giovane della Marca, gioca un ventello di minuti di buon pregio, con 7 punti e 6 rimbalzi. Mica male per un pivello.
P come Prof
Il Prof Falasca di nome si chiama Dante ma nulla ha a da spartire con la lirica stilnovista dell’illustrissimo omonimo. Il suo al contrario è uno stile elegiaco, tutto intriso di sudore e lacrime. I ragazzi al martedì in silenzio lo stramaledicono ma la domenica volano, sempre chiudendo le gare in crescendo. Sono trascorsi due terzi di campionato e in terra bresciana mentre i padani sbuffavano come vaporiere, le Furie andavano di piè veloce e leggero.
S come Sergente
Il suo motto è “il mio è uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo”. Di nome fa Andrea, che a dispetto del suono gentile, deriva dal greco antico “aner, andros”, che indicava “l’uomo” nel senso di “maschio” con … gli attributi, che al nostro Sergente Piazza non mancano di certo. Anche a Brescia, infatti, entra sul parquet quando la sfida si surriscalda e lancia un paio di granate che abbattono le mura scricchiolanti di Brescia. Domata la Leonessa, la chiude in gabbia e si accende compiaciuto un sigaro, mentre i titoli di coda scorrono, accompagnati dalla Fanfara dei Marines.
S come Sipala
Le sue origini s’intrecciano tra la Sicilia dell’avo, le montagne dell’Alto Adige e i palazzoni di Baranzate. Un anno speso tutto ad allenarsi e a sudare con la testardaggine di chi non si arrende ad essere in fondo alle rotazioni di coach Galli. Vederlo realizzare dall’angolo l’ultimo canestro della gara e il suo primo della stagione commuove fino alle lacrime chi apprezza l’etica sottesa nella parola sport.
V come Venezia
29 novembre 1979, la Rodrigo Chieti passa all’Arsenale di Venezia, battendo la Canon 85-80, con 31 punti di Hollis padre, 23 del compianto Bill Collins, 16 di Filippo D’Ottavio, 7 di Giacomo Rossi, 6 di Cecidio di Masso e 2 di “Bongo” Borlenghi. Tra tutte le vittorie esterne della storia patria, questa era senz’altro la più illustre sino a domenica scorsa. Ora anche Venezia passa in secondo piano, superata alla grande dalla vittoria di Brescia. Mai infatti Chieti aveva battuto fuori dalle mura amiche una capolista di A2, infliggendole 92 punti sul groppone e 15 di scarto. Sic transit gloria mundi.
AREA DELLA COMUNICAZIONE PALL. CHIETI UFFICIO STAMPA
MASSIMO RENELLA