Monaldi: ci prova in ogni modo a scardinare la difesa della Leonessa. Il tiro da tre questa sera non lo assiste ma il coraggio e il talento non gli mancano e prova a più riprese a penetrare tra le fitte trame difensive dei bresciani. C’è da dire che si trova di fronte un bruttissimo cliente come Juan Fernandez che non gli permette quello che altri gli concederebbero. Alla fine fa il suo e mette insieme una buona prestazione. Purtroppo non basterà.

Armwood: croce e delizia dei tifosi teatini ma questa sera decisamente più croce che delizia. Subisce e tanto un totem come Cittadini, dopo che gli arbitri lo penalizzano per una doppia infrazione di passi finisce per estraniarsi dalle manovre d’attacco e va al riposo con zero punti a referto. Alla ripresa del gioco una stoppata stratosferica ai danni del malcapitato Hollis, gli ridà fiducia, facendolo uscire dall’anonimato. Si porta a casa i suoi canonici 9 rimbalzi di giornata ma può e deve fare molto di più.

Lilov: Ivan avrebbe voluto festeggiare la nascita della primogenita Victoria, coniugando il beneagurante nome della bimba con i due punti in palio. Non ci riesce, pur offrendo il suo, ormai, solido e solito contributo alla causa. Gioca con la lucidità che sempre lo caratterizza, combatte come un gladiatore Trace e tira con un 67% da tre. Non ha nel suo repertorio l’imprevedibilità di Ty Abbott ma questo è un altro discorso. Grande!

Allegretti: le referenze del Dottore erano note a tutti ma trovarsi davanti a un giocatore che come lui coniughi a livelli così alti professionalità, talento e volontà di sacrificio è un onore concesso a pochi. Non si allena per dieci giorni, acciaccato e sofferente, e se fosse uno qualunque avrebbe marcato visita anche questa sera. Tutti lo danno in panchina per onor di firma e invece, pur soffrendo, tira fuori dal cilindro la sua performance migliore in casacca biancorossa. Il cuore oltre l’ostacolo. Eroico!

Sergio: anche questa sera non gli entra il tiro da tre, ma sopperisce da sotto con alcuni scivolamenti a canestro di alta scuola. L’ingegnere non si risparmia, tornando a più riprese a giocare da 4 e trovandosi contro armadi a tre ante che gli rendono la vita estremamente difficile. Da capitano coraggioso qual è combatte strenuamente fino al suono della sirena.

Piazza: il “sergente” questa volta si inoltra in un territorio davvero inesplorato, il campo minato di quella “selva oscura“ chiamata A2. Per lui è il battesimo del fuoco, gli avversari sono “cattivi” quanto e più di lui. Paga quindi, come da copione, il prezzo dell’inesperienza. Non fa male ma non incide come altre volte.

Piccoli e Vedovato: per loro vale in una misura anche maggiore quello che ho appena affermato per Piazza. Entrambi si trovano per la prima volta al cospetto di una corazzata. Devono crescere, scrollarsi di dosso la paura di sbagliare e confrontarsi con la dura realtà della categoria. Benvenuti in A2!

Sipala: n.g.

Marchetti:
n.g.

Galli: tesse e disfa la matassa alla ricerca di una trama che possa irretire la Leonessa. I suoi regalano un quarto agli avversari, attoniti di fronte ai ruggiti bresciani. Quando si riprendono dallo shock, finalmente iniziano a fare quello che Cedro aveva studiato in settimana. La china è impervia ma finalmente  l’inerzia della gara cambia. Urla e sbraita in panca per tener desta la fiammella di un recupero che avrebbe avuto del miracoloso, ma alla fine in sala stampa elogerà, giustamente, i suoi per l’impegno assoluto offerto alla causa. Mai domo!

Concludo doverosamente con un’eccezione valutativa dovuta al genitore.

Hollis: per chi come me è di antico pelo e ha potuto ammirare dal vivo le gesta di cotanto padre, il confronto non è nemmeno da porsi. Caro Damian hai di sicuro l’atleticità che mancava a tuo padre ma in quanto a talento lasciamo perdere. Non c’è confronto. Non voglio sminuire la tua prestazione, perché, pur spadellando con ostinazione per tutta la gara, portare a casa sedici rimbalzi è impresa ragguardevole. Ma la classe di Essie era ben altra. Dalla tua la solidità da giocatore moderno ma nessun lampo di estrosa follia. Sei capace di immaginare di fare canestro tirando “un moccolone” a candela da dietro il tabellone ? No! Allora chiedere informazioni a riguardo a tuo padre e al povero esterrefatto Simeoni, in arte Giggi Ferro, che lo marcava. Abbraccia tuo padre da parte nostra e digli di farsi vivo, prima o poi.

AREA DELLA COMUNICAZIONE
UFFICIO STAMPA
Massimo Renella