McMillen a Bologna, due giorni tra vecchi amici e ricordi
di Marco Tarozzi
E’ atterrato al Marconi alle 14.40, riaccendendo la memoria di chi lo ha visto giocare al PalaDozza, che all’epoca, stagione 1974-75, ancora non era stato intitolato al sindaco del dopoguerra e della rinascita di Bologna. E i testimoni di quel basket, in cui la Virtus di Gigi Porelli e di Dan Peterson tornava ad affacciarsi nell’elite italiana, non ha dubbi: Tom McMillen è stato uno dei più grandi stranieri visti all’opera con la V nera sul petto. Anche se “ballò” una sola stagione, a queste latitudini. Oggi ha riabbracciato Bologna, dalla quale mancava da sedici anni. Era tornato nel 1999, per una rimpatriata con gli amici, e come allora ha trovato ad accoglierlo, dei vecchi compagni, Aldo Tommasini e Renato Albonico, amico e playmaker di quella squadra, che ancora si porta dietro un cruccio. “Quello di non averlo messo in condizione di rendere al cento per cento, per ciò che avrebbe potuto dare alla Virtus. Perché Tom studiava a Oxford e arrivava a Bologna il venerdì, potendo così allenarsi con noi due volte a settimana più la partita. Avessimo potuto conoscerci meglio in campo, chissà cosa avrebbe potuto fare quella squadra”.
Già così, fu un fenomeno. Lasciando una traccia indelebile del suo passaggio in Virtus, che va ben oltre quei 30.5 punti di media (tra stagione regolare e poule scudetto, e senza il tiro da tre) che pure non bastarono a farne il miglior realizzatore del campionato, perché a Varese “spanierava” un certo Bob Morse. Altri tempi, altro basket.
“Sono contento di rivedere Bologna, e so che domani rivedrò molti compagni di quella splendida avventura. E nel pomeriggio andrò anche a incontrare la Virtus di oggi, sono curioso di vedere la palestra dove si allena, che ai miei tempi non esisteva. Già, ai miei tempi: a pensarci sono assati quarant’anni esatti, un’infinità. Eppure mi sembra che sia successo tutto l’altro ieri. Ho ricordi nitidi e belli, di quell’anno bolognese”.
UN FENOMENO A BOLOGNA – John Fultz, Kociss per gli innamorati della pallacanestro, della Virtus e delle sue gesta atletiche, se lo ricorda bene l’arrivo di Tom Mc Millen. Perché coincise col suo addio al mondo della V nera.
“Dan Peterson fu chiaro con me. Avevamo vinto la Coppa Italia, io ero cresciuto molto anche ai suoi occhi ed era soddisfatto. John, mi disse, voglio essere sincero: c’è una possibilità che arrivi Tom McMillen a Bologna. Ma non è facile, come puoi immaginare, e se non viene il posto in squadra resta tuo. Alla fine Tom arrivò, e io salutai Bologna”.
Era un altro basket, quello dell’americano unico nel roster, lo stesso Fultz prima di arrivare a Bologna aveva fatto a Varese lo “straniero di coppa”, e il colpo McMillen fece scalpore. Forse addirittura più negli States, dove quell’ala-centro di 211 centimetri era da sempre uno dei giocatori più seguiti del basket universitario, e tra i più attesi all’approdo Nba, dopo essere anche stato eletto “Mr. Basketball”, miglior prodotto della high school nel 1970, preferito a Bill Walton e Dwight Jones,. Così, ebbe un’eco notevole la sua scelta, dopo il Draft del 1974, di non approdare immediatamente ai Buffalo Braves che l’avevano scelto al primo giro, concedendosi un anno in più di studi universitari “europei” in uno degli atenei più prestigiosi al mondo, quello di Oxford.
IL “COLPO” DI SIROLA – L’approdo alla Virtus, in questo contesto, fu un’avventura. Da raccontare con le parole di Dan Peterson.
“1973-74. Durante questo nostro primo anno alla Virtus, John (McMillen, assistente di Peterson, ndr) mi dice, “Coach, mio cugino ha accettato di studiare ad Oxford l’anno prossimo, come ha fatto Bill Bradley nel 1965-66. Cosa dici? Potremmo convincere Tom a giocare con noi l’anno prossimo come Bradley ha giocato per il Simmenthal Milano quell’anno?” Non sapevo niente di Tom ad Oxford. Erano tempi preistorici, non c’era internet come oggi. E non avevo realizzato subito il concetto di poter avere Tom. Milano, però, l’ha capito e l’Olimpia già gli era alle costole.
Per rendere l’idea dell’importanza di Tom McMillen, basta sapere che è stato sulla copertina di Sports Illustrated durante il suo ultimo anno di high school, cosa rarissima. È stato il più reclutato di tutti, di ogni tempo. Alto, gran tiro, super studente, cittadino modello…
Durante le negoziazioni, il fratello maggiore di Tom, Jay McMillen, che aveva giocato a Padova, gestiva tutto. Poi, quando stavamo per chiudere, passò tutto a Donald Dell, ex-tennista di Coppa Davis, famoso agente. L’avvocato Porelli prese appuntamento a Londra con Dell e portò con sé Orlando Sirola, ex azzurro di Coppa Davis proprio contro Dell. L’agente capitolò: “Gigi, mi hai steso! Orlando! Mio grande amico! Come posso dire ‘no’ a voi?”
PENDOLARE DEI CANESTRI – Così il ragazzone del Maryland arrivò a Bologna. Da pendolare, come si è detto. Oxford e la sua università dal lunedì al venerdì, poi di corsa a Bologna (aereo per Milano, poi in auto fin sotto le due torri) e allenamento serale con la squadra (quando possibile), bis al sabato per tirare e ripassare gli schemi, partita alla domenica. Alla fine, 40 indimenticabili recite in campionato: 26 nella stagione regolare, 14 in una poule scudetto che alla fine vide la Sinudyne chiudere al quarto posto, alle spalle di Forst Cantù campione d’Italia, Ignis Varese e Innocenti Milano. Con 1221 punti, viaggiando alla media di 30.5 punti a partita.
E poi il ritorno nel basket europeo, propiziato dalla conquista della Coppa Italia nella stagione precedente. Con McMillen, la Virtus arrivò a giocarsi i quarti di Coppa Coppe in un “gironcino” nel quale fu eliminata da Spartak Leningrado, che poi avrebbe alzato al cielo il trofeo, e Jugoplastika Spalato. Otto partite di coppa per il lungo di Elmira, stato di New York, dove era nato il 26 maggio 1952, con la soddisfazione di aver battuto in casa proprio i futuri vincitori dello Spartak e la Jugoplastika, e con un bottino di 216 punti e 27 punti di media/partita.
UNDICI STAGIONI TRA LE STELLE – Il seguito della storia è roba da Nba, e poi alta politica. McMillen uscito da Maryland era già stato scelto al primo giro nel 1974 sia al Draft Nba dai Buffalo Braves che a quello Aba dai Virginia Squires. Rientrato negli States dall’Italia scelse la Nba. Giocò una stagione a Buffalo, poi una ai New York Knicks, sei agli Atlanta Hawks, tre ai Washington Bullets. In totale undici stagioni, 5914 punti, medie partita di 8.1 punti, 4 rimbalzi e 1.1 assist a partita.
Dopo il ritiro dall’attività agonistica, la carriera politica. Eletto al Congresso in qualità di rappresentante del Quarto Distretto del Maryland nel 1987, restò in carica per tre mandati, fino al 1993. Nel 2011 è stato a capo del primo Cda della neonata President’s Council on Fitness, Sports & Nutrition, voluta dal presidente Barak Obama di cui è stato uno dei Grandi Elettori.
(nella foto, da sinistra, Aldo Tommasini, Tom McMillen e Renato Albonico al Marconi)