Coach, come valuta il livello dell’Adecco Gold fino ad oggi, anche in rapporto al massimo campionato?
“L’Adecco Gold è un campionato competitivo che mi piace molto, anche perché, con otto italiani nei roster, le squadre acquisiscono una propria identità con conseguente maggiore chimica ed amalgama del gruppo. Certamente la serie A è di un livello superiore ma, con sette o otto stranieri per squadra, e qui parlo da allenatore, difficilmente si può creare un sistema oppure lavorare su un progetto a lungo termine. Il problema si riversa anche su tifosi ed appassionati, che non riescono più ad identificarsi con i giocatori, essendo ormai scomparse le bandiere. Ad ogni modo, si tratta di un bel campionato davvero, molto equilibrato e con un discreto spettacolo”.
Veniamo al Trapani, nelle ultime partite abbiamo visto spesso Parker giocare da guardia, da cosa è dettata questa scelta?
“Hai ragione. E’ una scelta dovuta al fatto che Parker gioca 35 minuti a partita. E per un playmaker che è sempre soggetto alla pressione del miglior difensore avversario è davvero troppo. Nelle ultime partite, infatti, sto facendo giocare di più Bossi, che è un giovane in cui crediamo molto e che sta crescendo parecchio, sia sul piano tecnico che sul piano delle responsabilità”.
E’ finito il girone di andata. Tra le note più positive riscontriamo l’impatto dei due americani Lowery e Parker. Ha voglia di raccontarci come e perché li ha scelti?
“Per quanto riguarda Parker qualche anno fa un procuratore me lo aveva fatto visionare. Poi l’ho perso un po di vista anche perché lui giocava in campionati minori. Quando poi quest’anno decisi che mi serviva un playmaker con quelle caratteristiche, mi sono ricordato di lui. Lowery, invece, non lo conoscevo anche se avevo qualche vago ricordo della sua esperienza al college. A noi serviva un giocatore che uscisse un po’ dagli schemi, estroso. Ho visionato tanti video ma lui mi ha colpito molto perché si notava come fosse un atleta di cuore, che riusciva a fare grandi giocate ma che non si risparmiava e nello stesso tempo incarnava anche un elevato spirito di gruppo. Ritengo poi che sia un giocatore con ancora tanti margini di miglioramento”.
Tra i tre giovani del nostro roster quello che ha trovato più spazio e minutaggio è Bossi. Come valuta la sua crescita?
“Bossi è un giocatore su cui abbiamo investito e su cui puntiamo molto per il futuro. Lui è un playmaker che, con estrema abnegazione al lavoro, potrà incarnare il prototipo del playmaker come lo intendo io. Ancora è acerbo, dati i suoi 19 anni, si fida molto del suo talento. Ha buone possibilità di emergere”.
Se dovesse dare un giudizio della sua squadra dopo queste 16 partite cosa direbbe?
“Fin qui sono abbastanza soddisfatto. Io nelle squadre che alleno ex novo, impiego sempre il girone di andata per cercare di dare un’idea di sistema di gioco. Noi di sicuro non partiamo come favoriti ma fino ad ora, avendo già incontrato tutte le squadre, abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti. Dopo 6 mesi di allenamenti posso dire che i miei ragazzi hanno quasi acquisito la mia idea di pallacanestro. Adesso sta molto ai giocatori. Se lavoreranno sodo con voglia di migliorare singolarmente e di squadra, potremo dire la nostra per lottare per un posto nei playoff”.
Ufficio Stampa Pallacanestro Trapani