Finisce qui. Una cornata di un giocatore scorretto, un fallo in attacco di un giocatore stanco, un fischio sbagliato, quante volte accadono cose del genere in una partita? Sempre direi. Ma poche volte succede che queste situazioni provochino un cambiamento totale di abitudini, un’interruzione traumatica di rapporti quotidiani che non saranno mai più come prima.

Piacenza! Ho la presunzione di scrivere di essere stato l’allenatore più longevo della storia di questa giovane società. Nacque tutto per caso e nessuno avrebbe mai pensato che potesse durare tre anni, lunghissimi, ma allo stesso tempo volati.. Ho viva nella memoria la fotografia di Gigi Stecconi che mi aspetta nel parcheggio di Largo Anguissola, la prima volta che ci siamo incontrati.

Mi ha accompagnato a visitare il palazzo ed è stato un colpo di fulmine e le prime parole che mi sono uscite dalla bocca sono state:”Ecco il tempio!” Era deserto, ma si respirava già un qualcosa di magico, qualcosa che poi si è realizzato.

Nella mente rimangono fisse istantanee di notti magiche: la commozione per la vittoria storica della Coppa Italia nel Palazzone di Potenza, la notte della promozione in B2, la notte di gara 3 con Faenza, la notte della promozione in B1 a Senigallia, quando il presidente Rispoli, vero mecenate come non ce ne sono più, in pieno festeggiamento mi dice all’orecchio: “Tu l’anno prossimo rimani con noi” confermandomi per l’anno successivo. Fino all’ultima notte contro Treviglio con la coreografia nell’ultimo atto davanti alla nostra gente: 2500 persone che sulle note del Liga srotolano lo striscione e impazziscono per la squadra.

Quante vittorie, quanti festeggiamenti al Grillo, a Pontenure, all’Omega, da Christian; quante telefonate infinite col mio amico John nei solitari viaggi in autostrada.

Come non ricordare tutti gli amici che in questi tre anni mi hanno sempre appoggiato incondizionatamente: Gigi, Giovanni, Augusto, Marco, Gilberto, la Vale, Enzo. Come non ricordare Ennio con tutti i tifosi, molti dei quali ti chiamano “mister” e non “coach”, dimostrazione dell’ancor giovane passione baskettara piacentina.

Vorrei abbracciare tutti i giocatori che in questi tre anni ho avuto l’onore ed il privilegio di allenare.

Adesso il cuore è gonfio, la delusione per non aver regalato l’ultima promozione a Piacenza supera ogni soddisfazione, ogni vittoria, ogni passo in avanti compiuto. E’ forte il rischio tremendo di dimenticare tutto e ricordarsi solo l’ultima vetta non conquistata. E’ terribile sentir dire: “Dovevamo vincere, eravamo più forti…”. Hanno vinto loro sono stati più forti loro, questa è lo sport!

Come sempre chi vince gode, tutti gli altri spiegano. Noi abbiamo goduto tantissimo: due promozioni, una Coppa Italia, una regular season, sempre salendo di categoria e sempre con il sorriso sulle labbra e le pacche sulle spalle. Le parole non servono a niente servono solo i fatti. Noi in tre anni abbiamo fatto tanti “fatti” e la ripetizione è voluta per evidenziare ancora meglio il risultato.

Finisce qui. Col tempo l’amarezza per non aver lasciato con una vittoria diventerà soddisfazione ed orgoglio per aver contribuito a costruire qualcosa di importante, che nessuno mai potrà dimenticare e tanto meno cancellare.

Rimane la speranza di poter tornare un giorno al palazzo e di poter essere salutato come uno che aveva Piacenza nel cuore e che ha dato tutto se stesso per portarla in alto.

Un abbraccio forte, un ringraziamento di cuore a tutti ed un saluto con riconoscenza e stima.

Paolo Piazza